15 OTTOBRE – XXVIII –DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO(A)

Ricevendo il Corpo e il Sangue di Gesù, nell’Eucaristia, noi comunichiamo con la sua vita divina. Questa non è una partecipazione simbolica ma reale alla vita del Signore, perché il pane e il vino, per la potenza dello Spirito Santo, sono trasformati nel suo Corpo e Sangue, che Gesù ha lasciato come nutrimento del nostro spirito. La nostra partecipazione al convito eucaristico dobbiamo viverla con la disposizione interiore di coloro che, animati dall’amore e dalla grazia di Dio, indossano la veste bianca dell’abito nuziale.

Dio che scruta i nostri sentimenti e i nostri pensieri desidera che noi abbandoniamo le nostre umane sicurezze e ricchezze per essere liberi e poveri, e poterci saziare di lui.

Nella Colletta iniziale preghiamo dicendo: « O Padre, che inviti tutti gli uomini alle nozze del tuo Figlio, rivestici dell’abito nuziale e donaci di accogliere sempre le sorprese del tuo amore ».

Is 25,6-10.

Il Signore degli eserciti, per mezzo del profeta Isaia, preannunzia che per tutti i popoli preparerà « un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi raffinati… toglierà il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni ».

Inoltre avrebbe eliminato la morte e asciugato le lacrime su ogni volto, tolto l’ignominia del suo popolo da tutta la terra. Coloro che avranno sperato nel Signore sperimenteranno la sua salvezza, per cui bisogna rallegrarsi ed esultare, perché la mano del Signore si poserà  sul monte. Affidarsi al Signore, sperare in lui, che è il Signore della storia, significa partecipare a ciò che egli preparerà. E per noi cristiani queste realtà, preannunziate dal profeta, hanno avuto inizio con Cristo, che ci ha lasciato il convito dell’Eucaristia, certezza della vittoria sulla morte e della risurrezione, in attesa di realizzarsi perfettamente nel regno dei cieli.

Fil 4,12-14.19-20.

Paolo scrive ai Filippesi dicendo che egli può tutto in colui che gli dà forza: vivere in povertà o nell’abbondanza; è allenato a tutto, alla sazietà e alla fame. Riconosce loro, ringraziandoli,  di aver fatto bene per aver preso parte alle sue tribolazioni, e augura loro che il suo Dio colmerà ogni loro bisogno, con magnificenza, secondo la sua ricchezza, in Cristo Gesù. Come Paolo, che è capace di vivere e sopportare ogni evento, ogni cristiano dovrebbe affrontare ogni situazione con la stessa serenità, confidando solamente in colui che  può dare la forza e prendendo parte alle necessità dei fratelli bisognosi secondo le proprie disponibilità.

Vangelo Mt 22,1-14.

Gesù, nella parabola del Vangelo di oggi, paragona il banchetto messianico del regno dei cieli alla festa che un re ha preparato per le nozze del suo figlio. Il re, avendo fatto degli inviti, mandò i suoi servi a chiamare gli invitati, ma questi non vollero andare. Mandò, allora, altri servi, dando ordine di dire agli invitati: « Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze! ». Ma essi di nuovo non si curarono di andare, adducendo varie ragioni; anzi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Indignatosi, il re mandò le sue truppe e fece uccidere quegli assassini. Mandò quindi i suoi servi, poiché gli invitati non ne erano stati degni, ad andare nei crocicchi delle strade e invitare tutti quelli che avrebbero trovato, cattivi e buoni, e così la sala si riempì.

Il re, essendo entrato nella sala del banchetto per vedere i commensali, ne scorse uno che non indossava l’abito nuziale e gli disse: “ Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Allora ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. E Gesù concluse dicendo che molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.

Ciò che Isaia aveva preannunziato, Dio lo ha preparato per mezzo del suo Figlio. Attraverso la parabola Gesù ci dice che tutti gli uomini sono chiamati ad accogliere l’invito del Padre celeste a partecipare al banchetto messianico preparato per l’umanità e ad entrare nel progetto di salvezza realizzato dal sacrificio di Cristo. Ma la partecipazione comporta l’indossare un abito di festa, che è la comunione di grazia con Dio. Non tutti però accettano di parteciparvi e con varie scuse ci si esime dall’accogliere l’invito di Dio. E se nei primi invitati si allude al rifiuto di Israele di parteciparvi, anche tra gli altri invitati, poiché l’invito è rivolto a tutti gli uomini, è necessario indossare l’abito nuziale della festa, cioè prepararsi, nella fedeltà e con la coerenza della vita, a vivere in comunione con Dio.

Il vivere in conformità alla vita divina della grazia, ricevuta nel  sacramento del battesimo, per la quale siamo nella Chiesa e possiamo partecipare al banchetto dell’Eucaristia, è la condizione necessaria per vivere in anticipo quella realtà che sarà pienamente realizzata nel convito messianico del regno dei cieli.