Vigilia del Santo Natale.

24 Dicembre – NATALE  DEL   SIGNORE.

La festa del Natale è imminente. Siamo alla vigilia. Domani saremo tutti nella gioiosa sorpresa del Figlio eterno di Dio, nel « grande giorno  che ha dato inizio alla nostra redenzione ». Oggi è giorno di raccoglimento e di preghiera. Così viviamo l’attesa, e non solo del Natale, ma anche della definitiva apparizione di Cristo giudice. Se guardiamo ai nostri meriti, siamo presi dallo smarrimento, ma se consideriamo l’amore del Padre, che a Natale si rivela, al timore succede la speranza. Una speranza che in quello stesso amore attinge forza e coerenza.

Prima Lettura: Is 62,1-5.

L’umanità non sarà più abbandonata, devastata, priva di amore. Essa avrà il suo Sposo: Dio stesso, che si unisce agli uomini con il dono della grazia. Anzi col dono del suo medesimo Figlio fatto uomo. La promessa di Dio e il desiderio del profeta si compiranno a Natale.

Seconda Lettura: At 13,16-17.22-25.

Ormai sta per apparire Colui  che Giovanni aveva preannunziato e per il  Quale aveva preparati gli animi: è Gesù, il Salvatore, che libera Israele e tutti i popoli. L’attesa e la speranza, tenute vive dai credenti, trovano la loro soddisfazione.

Vangelo: Mt 1,1-25.

Gesù è il Figlio di Dio, ma nasce anche come vero uomo, inserito in una genealogia. Egli è chiamato dall’evangelista Matteo figlio di Davide, per mezzo del quale risale ad Abramo. Egli nasce da Maria verginalmente, mentre Giuseppe, lo sposo della Vergine, gli fa da padre terreno. Come Maria, anch’egli ha dato il suo consenso di fede alle parole dell’angelo e ha legato la propria vita a quella di Gesù Salvatore. Fare Natale significa entrare nella storia di Gesù, assumerla e lasciarsi prendere da essa. In certo modo: riviverla in noi.

Celebrazione della NOTTE SANTA DEL NATALE DEL SIGNORE.

Siamo ammirati e festanti. La ragione è questa:  che quando nasce il Salvatore noi siamo salvati. In Gesù – come dice il secondo prefazio – Dio appare  « visibilmente nella nostra carne » e incomincia  « ad esistere nel tempo ». Dio si fa sempre vicino e l’umanità on tutto l’universo viene sollevata dalla sua caduta e redenta.

A Natale si compone in unità la famiglia di Dio. Non possiamo essere tristi, e dobbiamo darci da fare perché anche gli altri, a cominciare dai nostri di casa, siano nella gioia.

Nella colletta preghiamo, dicendo: « O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo  nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo ».

Prima Lettura: Is 9,1-6.

« Un bambino è nato per noi »: bisognoso , come bambino, di cure materne.  Il Dio potente» , che illumina il mondo e che spezza il giogo dell’oppressione, non viene con una rivoluzione  violenta, ma trasforma il cuore degli uomini con l’amore. Nell’umiltà, nella povertà e nella semplicità, come raccontato nei Vangeli e rappresen- tato nel presepe, dobbiamo imparare a vivere con propositi di carità e di pace.

Seconda Lettura: Tt 2,11-14.

Il Natale deve toccare la nostra condotta, indurci a vivere secondo l’esortazione di san Paolo - « con sobrietà, con giustizia e con pietà ». Ossia a vivere in grazia e a comunicarla agli altri con la parola e l’esempio. Così siamo coerenti con il modo di fare di Gesù, che « ha dato se stesso ». Dare noi stessi è lo stile proprio del cristiano anche nelle piccole cose. Mettiamo al secondo posto il nostro io, facilmente egoista, per interessarci di quelli che sono più dimenticati e trascurati.

Vangelo: Lc 2,1-14.

Il Natale è la festa della semplicità e della povertà di Dio. Il Figlio suo è deposto in una mangiatoia, l’unico luogo trovato disponibile. E’ la prima lezione che raccogliamo celebrandone la festa. Ma intorno all’umiltà della grotta si diffonde la presenza degli angeli. Essi invitano alla gioia, e infatti annunziano il vangelo, danno la bella notizia che è apparso il Salvatore.

Se è così come si fa ad essere ancora avviliti, avidi ricchezza, prepotenti? Uno dei segni che facciamo un buon Natale e che non ci limitiamo ad augurarlo a parole, è che portiamo pace e bontà col perdono, con l’aiuto ad un fratello ammalato, con una visita che sappiamo gradita. Del resto Il Natale c’è perché Dio ci ama.

Celebrazione  del Natale del Signore all’aurora.

Nell’ umanità toccata intimamente dal peccato,  appare con la sua nascita, in mezzo a noi, il Verbo fatto uomo: così sperimentiamo quanto  grande e misterioso sia l’amore che Dio ha per l’uomo. Egli viene per farci rinascere, rinnovarci, guarirci e  renderci partecipi della vita immortale. Se per opera di Dio avviene tutto questo, possiamo comprendere quanto sia alta ai suoi occhi ora la dignità dell’uomo. La dobbiamo rispettare in noi e negli altri. Non dobbiamo più deturparla con il ritorno alla mentalità di peccato.

Nella Colletta della Messa  dell’aurora, ci rivolgiamo al Signore pregandolo: « Dio onnipotente, che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo, fa’ che risplenda nelle nostre opere il mistero della fede  che rifulge nel nostro spirito ».

Prima Lettura: Is 62, 11-12.

Il Signore, per bocca di Isaia, fa sentire ad Israele e fino all’estremità della terra: « Dite alla figlia di Sion: Ecco arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede ». Israele e l’umanità, allora, saranno chiamati « Popolo santo, Redenti del Signore ». La figlia di Sion sarà chiamata:« Ricer- cata, Città non abbandonata ». La Chiesa  ripete, ancora oggi, l’an-  nunzio che  il Salvatore  è nato a Betlemme.

Seconda Lettura : Tt 3,4-7.

Il Natale del Signore è la suprema manifestazione della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini. Questo amore diviene concreto per noi con il dono dello Spirito Santo elargito nel Battesimo e poi in tutti gli altri sacramenti. Si può dire che facciamo il Natale del Signore, quando riceviamo i sacramenti, e la vita di Gesù si inserisce in noi. Pensiamo al sacramento della Penitenza e a quello dell’Eucaristia durante questi giorni per riceverli e farci santificare con la sua presenza in noi.

Vangelo: Lc 2,15-20.

I Pastori vanno con sollecitudine fino a Betlemme dopo l’avvertimento degli angeli. Non sono i potenti ma gli umili a recarsi alla grotta, a gioire del Vangelo, a dare gloria a Dio. Senza un’umiltà profonda, senza la meditazione, a somiglianza di Maria, la Madre di Gesù, non si capisce e non si gusta nulla del Natale.