VENERDI’  SANTO

L’AGNELLO  DI  DIO  CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO

 

   Il Venerdì Santo celebra la passione e morte di Cristo che manifesta sulla croce la sua regalità. Pur facendo memoria del suo dolore e della sua morte con una  vena  di  profonda   tristezza e smarrimento di fronte alla durezza del cuore umano, la Chiesa celebra oggi la vittoria della Vita sulla morte, del perdono divino sull’infedeltà umana, dell’amore sul dolore e sull’odio. Fino a quando la vicenda umana sarà segnata dalla croce del Venerdì santo, sarà sempre storia di salvezza.

 

   In questo giorno per antichissima tradizione la Chiesa non celebra la Eucaristia, ma commemora insieme i due aspetti del mistero della Croce: la sofferenza che prepara la gioia della Pasqua e la vergogna di Gesù da cui sorge la sua  glorificazione. Oggi  è  già “Pasqua”: Cristo che muore sulla croce « passa » da questo mondo  al Padre, dal suo costato sgorga per noi la vita  divina;  noi « passiamo » dalla  morte del peccato alla vita in Dio.

 

   Il Mistero pasquale che è il centro dell’esistenza di Cristo è il punto di arrivo della sua Incarnazione. Come tale, è anche il centro della vita della Chiesa e di ogni credente. La gioia dell’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme ha presto lasciato il posto alle note dolorose della sua passione, al Crocifisso innocente e al silenzio della morte. E ogni cristiano, che nel Venerdì santo rimedita la passione del suo Signore, è invitato a volgere lo sguardo a Colui che per lui è stato trafitto.

 IL  SERVO « SOFFERENTE » DI  DIO…

   La Parola di Dio presenta Cristo, Figlio di Dio e Servo sofferente. Il racconto della passione non è che la concretizzazione storica di come Gesù ha realizzato la volontà del Padre, compiendola fino alla donazione suprema di sé, per amore del Padre e per la salvezza degli uomini.

    Isaia introduce nel mistero profondo di Cristo, mistero di obbedienza e di accettazione volontaria della sofferenza e della morte . Nel testo profetico la liturgia offre l’interpretazione messianica riferita a Gesù, il suo particolarissimo valore cristologico: Gesù stesso vi avrà letto  la prefigurazione della propria missione e l’ha certo riferito alla sua persona, come testimonia l’esperienza dei discepoli di Emmaus.

    La figura misteriosa del Servo di Dio è presentata con tratti che rispec-chiano l’interiorità di Cristo e della sua storia di Salvatore. Il Servo è undiscepolo fedele che vive un ascolto obbediente e una docilità incondi-zionata a Dio ed è impregnato di una profonda  fiducia in lui. E proprio in Dio trova il coraggio e la forza per non opporre resistenza o sottrarsi alla persecuzione. I tratti dolorosi della persecuzione del Servo sono gli stessi che segnano la passione di Gesù. Ed è proprio il racconto di essa che presenta al vivo i segni della sofferenza di Cristo, tradito, schiaffeg-giato, oltraggiato, crocifisso e trafitto. Gesù berrà fino all’ultima goccia il calice amaro del dolore e della morte, affidandosi totalmente al Padre.

 

OBBEDIENTE FINO ALLA MORTE IN CROCE.

 

   Il titolo di Servo è un appellativo che Gesù ha fatto proprio durante tutta la sua vita umile e povera. Ha segnato il suo stile, in cui l’obbe-dienza non è solo la dinamica della sua esistenza, ma lo scopo dell’In-carnazione e della Passione redentrice. La Lettera agli Ebrei specifica come questa obbedienza sia il risultato di una lunga e dolora esperienza  che Gesù ha realizzato sulla terra, mettendosi in sintonia con la volontà del Padre e accettando di essere provato in ogni cosa, eccetto il peccato.

   Giovanni indica la croce come via di glorificazione. In questo evento ultimo della vita del Maestro il discepolo amato  vede  il  suo innalza-mento che riporta il Figlio in seno alla Trinità. Nell’ « essere innalzato » è proclamata la vittoria  di Cristo sul principe di questo mondo. E nell’attirare  tutti a sé dall’alto della croce, si realizza il raduno del popolomessianico intorno a Cristo.

   L’essere attirati dal Crocifisso indica il dono della salvezza  e la ri-sposta della fede di chi si lascia attirare da lui. Gesù attira a sé rivelando se stesso: rivelando nel dono totale di sé l’amore per il Padre e per l’umanità. In quel suo « è compiuto! » è racchiusa la piena coerenza della sua vita. E a suggello della sua obbedienza sacrificale e del suo amore estremo, il Crocifisso effonde tutto il suo sangue, sacramento vivente della salvezza  e della vita nuova, divina, elargita in dono all’umanità.

   Per obbedienza totale del Figlio di Dio, la sua morte in croce è dive-nuta sorgente di vita per tutti coloro che credono in Lui e obbediscono al Crocifisso-risorto. E la stessa croce diviene  segno di riscatto, di liberazione e di elevazione per tutti coloro che condividono con Gesù la passione della vita.  

                               PREGHIERA

Signore Gesù,                                        Obbedire al Padre era il

i capi ti hanno trascinato                       tuo cibo, salvare noi era

davanti a Pilato ma lui,                          la tua missione e non hai

ferito dalla verità, ti ha                          esitato:« Tutto è compiuto .»

proclamato innocente.                            La croce è il tuo trono regale, 

Abbiamo capito che, perché                   e noi volgiamo lo sguardo a te,

innocente, eri l’unico a poter                  perché ci attiri col tuo amore

ottenere dal Padre il perdono                e fai di noi la famiglia di Dio.

per noi, salendo sulla croce.