Domenica « in albis » o della Divina Misericordia
IL RISORTO IN MEZZO A NOI
E’ la Domenica dei doni del Signore risorto e della beatitudine dei creden-ti. Gesù si presenta in mezzo ai suoi amici e dona la sua pace, radice dell’unità e dell’aiuto tra i fratelli;trasmette la propria missione agli Apostoli perché continuino a realizzarla visibilmente nel mondo;quindi realizza la promessa del dono dello Spirito che li rende capaci di fare le stesse opere, a cominciare dal perdono dei peccati, espressione visibile della inconcepibile Misericordia di Dio. La difficoltà di Tommaso a credere alla testimonianza degli amici apre la strada alla nostra fede, senza vedere, e alla nostra beatitudine, in attesa del nostro ottavo giorno, quando incontreremo faccia a faccia il Signore.
Per tutti, il giorno è una realtà caratterizzata dalla luce che succede alle tenebre della notte. Metaforicamente parlando, è quella situazione di chiarezza che prende il posto del dubbio, delle paure, delle inquietitudini. E’ al contempo – dopo il riposo, la distensione, la calma della notte –offre, col sorgere del nuovo mattino, una sensazione di liberazione: le cose non appaiono più così scure come la sera prima, anche se non sipreannunciano ore di gioia.
Il cristiano non è chiamato a minimizzare le notti che tolgono luce al cuore e serenità alle stagioni della vita. E invece invitato a fare affiorare alla memoria tutto ciò che in sé e attorno a sé è tristezza, inquietitudine, preoccupazione, per poter meglio ascoltare e apprezzare l'invito a scommettere sul S ignore: su colui che è divenuto pietra d’angolo, roccia salda per la fede e la speranza del credente.
GLI APOSTOLI, TESTIMONI OCULARI
Anche gli Apostoli stavano vivendo giorni bui, i più bui della loro vi-ta. I giorni della Passione erano stati carichi di tenebre e di morte non solo per il Maestro, ma anche per loro. La sera di PASQUA erano paurosi: accolgono così il loro Signore che, risorto, li raggiunge e li saluta offrendo loro la pace. Come nella notte della sua nascita gli angeliavevano canta-to la pace per l’umanità, in questa notte della fede il Risorto offre la pace ad un mondo riconciliato con Dio.
Le mani e il costato sono quelle del Crocifisso, ed ora è lì, in mezzo a loro. E’ proprio Lui, non un altro: anche se è divenuto « altro » in forza della risurrezione. Agli Apostoli, testimoni oculari, è dato di identificare il Risorto con il Crocifisso. Questa manifestazione del Cristo dopo la sua risurrezione è particolarmente importante: saranno loro, gli Undici, i futuri responsabili della comunità cristiana. E dopo il saluto di pace, il Risorto li investe della stessa missione che il Padre ha affidato a Lui.Cristo li man-da, rendendoli idonei, con il dono dello Spirito, a compiere ciò per cui sono mandati.
Vera investitura, l’incontro degli apostoli con Cristo segna la nascita della Chiesa e lo Spirito di Pentecoste è donato per il perdono dei peccati dell’intera umanità. Ci si trova davanti ad un vero rito di ordine sacramen-tale, dove i gesti sono accompagnati dalle parole.
La Chiesa è apostolica, perché fondata da Cristo sugli apostoli. E la fede cristiana è apostolica perché fondata sull’esperienza personale di questi testimoni oculari. I credenti che verranno giungeranno alla fede non attraverso la visione del Signore, ma per mezzo della loro parola predicata e ascoltata.
DAL DUBBIO DI TOMMASO ALLA FEDE DEI FEDELI
Dal tempo apostolico si passa al tempo della Chiesa: al tempo della fede che nasce dalla testimonianza di coloro che hanno visto. Tommaso rappresenta chi dubita della risurrezione: una reputazione non del tutto positiva per la sua « poca fede ». Ma in verità, Tommaso rappresenta tutti: come credere, senza aver visto con i propri occhi?
Nell’incontro con Tommaso, Gesù sembra cedere alle sue richieste: lo invita a « toccare con mano » la nuova realtà del Risorto. Ma soprattutto lo invita a credere. E non sembra che Tommaso abbia toccato il Signore prima di pronunziare la sua professione di fede.E sulla parola che l’apo-stolo crede a Cristo, con una confessione rimasta incisa nella storia dell’umanità. La sua confessione di fede rappresenta il riassunto di tutto il Vangelo e ha una nota personale molto marcata: « Mio Signore e mio Dio !». Tommaso riconosce in Gesù il Signore ( il Kyrios, titolo divino per eccellenza) e il Figlio di Dio. Sarà seguita dall’ultima beatitudine riservata a coloro che hanno creduto senza vedere. Alla gioia del primo incontro segue la gioia della fede.
Ogni battezzato è invitato a esprimere lo stesso atto di fede nei confronti del Risorto e a gioire per questa nuova beatitudine, l’ultima, che interpella tutti i credenti. E’ formulata proprio per coloro che verranno, che crederanno senza aver visto con gli occhi della carne. Beato chi crede sulla parola dei testimoni e ha quella fede che nasce dall’ascolto. Una fede che riposa sull’esperienza comunitaria degli apostoli e che richiede la testimonianza di chi proclama con le parole e le opere che il Risorto è il Signore della vita !
PREGHIERA
Apostoli del Signore, Avete ricevuto la missione
non attendevate nessuna novità. Che lui stesso aveva dal Padre,
Sulla pietra del sepolcro per voi avevate bisogno dello Spirito
era scritto: fine!, la parola e ne siete stati riempiti.
capace di uccidere la speranza. Anch’io, grazie a voi, ho ricevuto
Tre giorni di paura, voglia il perdono che rende nuovi,
di tornare ognuno a casa sua. e, grazie a Tommaso, credo
E poi la più incredibile realtà: senza vedere e sono beato.
« Pace a voi », ed è lui, vivo.