16 GIUGNO – 11a Domenica del Tempo Ordinario.
« POICHE’ HA MOLTO AMATO E’ PERDONATA »
In questa Domenica, nella relazione che Gesù pone con il fariseo Simone e la donna peccatrice, siamo chiamati a contemplare l’amore di Dio che perdona quando si ama molto. Gesù è stato invitato da Simone perché vuole ascoltarlo insieme ai suoi amici, per conoscerlo, lo chiama « Maestro », e non contesta le sue parole. Essendo, però, della classe dei farisei, che comincia a guardare Gesù con sospetto, Simone non gli offre i gesti cortesi della ospitalità come si usa verso gli ospiti di riguardo: il bacio all’entrata, il lavargli i piedi attraverso i servi, ungergli di profumo il capo. Egli, come buon fariseo, osservante dei precetti della legge, non si considera peccatore come quelli a cui Gesù annunzia la conversione. Simone si considera, più che figlio che ama Dio come padre, come un osservante della legge anche nei minimi dettagli e, quindi, si sente a posto con la propria coscienza.
Nel confronto con gli altri, che sono poveri e miseri peccatori, egli si stima come persona giusta e, perché no, anche migliore di questi e di tanti altri. Avverte un certo disagio per quella donna peccatrice che è entrata nella sua casa e compie gesti non gradevoli ai suoi e agli occhi degli altri ospiti. Gesù, a lui come agli altri farisei, rimprovererà, entrando in contrasto con essi, proprio il peccato di superbia, il peggiore, la chiusura egoistica, il disprezzo dei fratelli. Essi non si sen- tono nemmeno peccatori, per cui non viene loro nemmeno in mente di chiedere perdono a Dio.
L’incontro con la donna peccatrice.
La donna, conosciuta per la sua vita non corretta, sa di aver vissuto una vita di peccato, ma ha ascoltato l’invito di Gesù alla conversione, a ritornare all’amore di Dio, che come un pastore cerca la pecora perduta, e che, trovatala, più che punirla, se la pone sulle spalle e fa festa con gli amici per averla ritrovata. Ha sentito Gesù parlare di Dio come un padre che aspetta con pazienza il figlio, che si è allontanato da casa, e quando torna fa festa per averlo ritrovato. Così la donna ha riscoperto l’amore per questo Dio che la sta aspettando, e piangendo per la sua vita disordinata, chiede perdono per i suoi molti peccati.
Verso Gesù, che le ha rivelato che Dio è amore e misericordia, ella vuole compiere un gesto di riconoscenza e vuole avvicinarsi a lui. Ma come potersi avvicinare a Gesù, lei che è riconosciuta come « pubblica peccatrice ? ». Piena di coraggio sfida l’opinione di quella gente per bene, entra nella casa di Simone, e, avvicinandosi a Gesù, si inginocchia ai suoi piedi, scoppia in pianto, gli bagna i piedi con le lacrime e li asciuga con i suoi capelli. E come se non bastasse questo gesto di profonda umiltà glieli unge con un profumo prezioso. Simone con i suoi ospiti si indignano, perché Gesù si lascia toccare da una donna di tal genere. Perché, si chiedono, se è un profeta, dovrebbe sapere che razza di donna è quella che lo tacca e, dovrebbe scacciarla, invece di permetterle di compiere quei gesti.
« L’Amore copre una moltitudine di peccati ».
Attraverso la breve parabola dei due debitori, che dovevano ognuno verso un unico creditore, uno cinquecento denari e l’altro cinquanta, a cui, non avendo essi di che restituire, viene condonato loro il debito, Gesù chiede a Simone chi dei due amerà di più quel creditore.
Avendo Simone risposto: « Suppongo sia colui al quale ha condonato di più », Gesù gli fa capire che egli, credendo di non avere nulla da farsi perdonare da Dio, lo amerà di meno, a differenza della donna, che sentendosi una grande peccatrice e avendo molti peccati da farsi perdonare, certamente amerà di più Dio di lui e lo ringrazierà maggiormente della sua misericordia verso i peccatori. A differenza di lui, che non l'ha accolto con gentilezza, la donna ha dimostrato un grande amore per Dio e per Gesù, avendo compiuto gesti più proporzionati al perdono che ha ricevuto. Il Signore allora conclude con una sentenza che è valida per tutti: « Poiché ha amato molto, molto le viene perdonato ». Così Gesù riafferma quel grande e unico comandamento:
« Amate tanto Dio e amatevi tanto tra voi. Questa è tutta la legge ». San Giovanni Crisostomo soleva dire ai cristiani:« Se vuoi essere perdonato, ama. L’amore copre una moltitudine di peccati ». Anche nel Salmo responsoriale Davide canta che ciò che conta è credere nell’amore di Dio e amare. Il perdono di Dio è vissuto nella capacità di sentirsi amati gratuitamente, al di là dei propri meriti, nonostante tutte le debolezze umane. E questa è l’esperienza più grande che possiamo fare dell’amore di Dio. Nel sacramento della riconciliazione Dio offre a noi questo dono di grazia e il peccatore rinnova il suo incontro con Gesù e con il Padre celeste. A Lui, allora, offriamo le nostre lacrime, il nostro pentimento, il nostro ringraziamento, sicuri che il Padre ci riaccoglie con il suo abbraccio paterno: siamo riconciliati con Dio e rinnovati nella vita divina della sua grazia.
Santa Teresina di Lisieux e la « piccola via « dell’amore.
Questa santa, morta giovanissima, aveva capito profondamente il pensiero di Gesù e che l’unica cosa importante era l’amore, tanto da scrivere: « Gesù non bada tanto alla grandezza delle azioni che facciamo, neppure alla loro difficoltà. Guarda invece all’amore che ci fa fare quelle azioni… Non si tratta di cercare gli atti più difficili, ma di vivere con amore tutte le situazioni quotidiane ». Scriveva ancora: « Quando non sento nulla, quando sono incapace di pregare, quello è il momento di fare quelle cose da nulla che piacciono a Gesù più della conquista del mondo: per esempio “un sorriso”, “una parola gentile”, anche quando non ne ho proprio voglia ». La vita semplice di Santa Teresina non contiene miracoli, ma è una vita vissuta nella sua normalità, segnata da una grande amore per Dio e le sue sorelle nelle piccole azioni di tutti i giorni: voleva essere nella Chiesa il cuore pulsante di amore per Dio, Gesù e gli uomini. Attraverso questa “piccola via” santa Teresina ha raggiunto in brevissimo tempo un alto grado d santità.
Prima Lettura: 2Sam 12,7-10.13.
Natan, in maniera ferma, lucida e inflessibile, accusa e condanna il re Davide per i suoi peccati di adulterio e di omicidio. Ma la condanna non è l’ultima parola: questa è lasciata alla misericordia, dal momento che il re riconosce la sua colpa e si pente. Egli, avendo fatto male agli uomini, ha peccato contro Dio, e in questa offesa Davide riconosce la ragione della gravità della colpa: poiché in ogni uomo è presente Dio e ogni peccato è mancanza di fedeltà a lui. E’ Dio che gli rimette il suo peccato. Noi guardiamo a Gesù crocifisso, che versa il suo sangue, presente in ogni eucaristia, per la remissione dei peccati. Dal perdono deve sgorgare una vita nuova, nell’intima beatitudine di essere riconciliati.
Seconda Lettura : Gal 2,16.19-21.
Dice San Paolo che siamo salvati perché siamo in comunione con Cristo crocifisso e perché siamo entrati in intimità di viva e reale con lui: « Non vivo più io, ma Cristo vive in me ». Questa è la fede e la grazia: in noi vive il crocifisso come pegno della vita risorta. Per questa unione siamo giustificati, amati e nella sua morte si è conse- gnato a noi con un gesto infinito di amore. Pensiamo che possiamo salvarci da soli, noi deprezziamo e annulliamo il valore salvifico del Sacrificio di Gesù. Non distogliamo mai lo sguardo dalla croce se vogliamo essere salvati.
Vangelo : Lc 7,36-8,3.
Gesù perdona alla donna pentita dei suoi peccati perché riconosce di essere peccatrice e, esprime il suo ringraziamento attraverso gesti concreti, come segno del suo molto amore perché ha avuto perdonati molti peccati. Il fariseo Simone non può capire il perdono, perchè non è cosciente delle sue colpe e non si sente peccatore. Per questo non riceve la grazia fatta alla peccatrice, perché, sentendosi pulito e giusto, ha il cuore chiuso all’amore. La sventura più grande che possa accaderci è quella di sentirsi giusti, non bisognosi di misericordia.