30 Giugno – 13a Domenica del Tempo Ordinario.

 LA  SEQUELA DEL  SIGNORE.

In questa Domenica il tema del seguire il Signore ci porta a ripensare il nostro essere discepoli di Gesù. Nella prima lettura Dio ordina al profeta Elia, la cui vita sta  per finire, di scegliersi come discepolo il giovane contadino  Eliseo. Costui imparerà da lui ad essere profeta, e dopo la sua morte continuerà ad essere “ Colui che parla nel nome di Dio ”. Eliseo, che nel campo sta arando con dodici paia di buoi, quando riceve il mantello di Elia, lascia tutto, va a baciare suo padre e sua madre. Prima, però, prende un paio di buoi, li uccide, cuoce la carne, la dà al popolo, e si pone al servizio di Elia.

Alla luce di questo avvenimento dell’Antico Testamento, Luca presenta, nel Vangelo di oggi, Gesù che raduna e istruisce i suoi discepoli sulla loro sequela di lui.

 Gesù chiama i suoi discepoli.

Gesù chiama un gruppo di persone a seguirlo e perché diventino suoi collaboratori nel chiamare la gente alla conversione e all’accoglienza del regno di Dio. Alcuni restano ognumo nella propria casa e alla proprie attività, come Zaccheo, Lazzaro, Giuseppe d’Arimatea, Marta e Maria, sorelle di Lazzaro; altri, lasciano tutto: casa, moglie e figli, il lavoro, i beni e lo seguono formando un gruppo itinerante dietro  Gesù. Conducono una vita insieme e, contro la mentalità corrente che discriminava le donne dal partecipare alla vita di un gruppo, alcune fanno parte di coloro che seguono Gesù, anche se non con regolarità. Queste si rendono utili con l’assistenza domestica e il sostegno economico. Tra coloro che sono più vicini, un giorno, Gesù ne sceglie dodici, che chiama « apostoli ». Nel CdA è detto che « Gesù è legato profondamente alla comunità dei discepoli, composta da quelli che credono in lui e particolarmente da quelli che stanno anche materialmente con lui: la considera la sua vera famiglia; ne fa il segno pubblico del regno di Dio che comincia ad essere visibile. Chiama i discepoli a manifestare in questo mondo la santità del Padre con una vita di carità. Dovranno essere come una sorta di sale, per dare sapore alla terra; come una città illuminata sul monte, che attrae con il suo fascino tutte le nazioni e le conduce a riconoscere Dio come Padre ». Gesù, certamente, vuole fare affidamento sui suoi discepoli che dovranno continuare la sua opera e manifestare così che il Padre, in lui,  vuole farsi compagno dell’uomo.

 Quale stile di discepolato?

Il discepolo, nel seguire il Maestro, quali atteggiamenti deve imparare a vivere e ad attuare? Come prima esigenza vie è quella di una pronta obbedienza. Il discepolo non può porre condi- zioni o fissare tempi per attuare la sua sequela di Gesù. Non risponde veramente chi ponesse presupposti, calcoli e condizioni.

Nel Vangelo ci è detto che Gesù, avvicinandosi i giorni della sua morte, vincendo una certa paura, si mette con forza, decisamente, in cammino verso Gerusalemme, dove si compirà la volontà del Padre e, nella sua morte e risurrezione,  si realizzerà la salvezza del mondo: così Gesù dice ai discepoli che bisogna confidare in Dio e vincere ogni forma di paura e timore davanti alle difficoltà che la  missione a cui li manderà potrà comportare.

Manda avanti a sé messaggeri perché nei villaggi dove Egli passa preparino la sua accoglienza. Un villaggio di Samaritani, nemici tradizionali degli ebrei, rifiuta di accoglierlo perché Gesù va verso Gerusalemme e, davanti alla proposta di Giacomo e Giovanni di chiedere una dura punizione per quelli, Gesù li rimprovera duramen-te. I discepoli del Signore devono ricercare e portare la pace, il perdono.

C’è chi chiede di seguirlo ma non ha preso in considerazione le condizioni che Gesù gli porrà: vivere senza tutte quelle sicurezze terrene e materiali che gli uomini ritengono necessarie per la vita.

Gesù ad uno chiede, perentoriamente, di seguirlo. A costui, davanti alla sua richiesta di andare a seppellire suo padre, Gesù risponde di lasciare le faccende della vita, anche molto importanti, come andare a seppellire il padre, a chi deve adempierle e di andare ad annunciare il regno di Dio. Con ciò Gesù non chiede di rinnegare la famiglia, né insegna  di non  adempiere ai doveri imposti dai comandamenti, vuole semplicemente insegnare al discepolo a non vivere in mezzo alle esitazioni, ai dubbi, alla mancanza di coraggio o ai tentennamenti, tutti atteggiamenti che possono mettere in pericolo la sua azione di discepolo.

   Il Signore chiama ciascuno ad essere suo discepolo secondo la vocazione ricevuta.

Prima Lettura:  1Re 19, 16.19-21.

Eliseo riceve l’investitura e la prerogativa del profeta. La sua vita subisce allora un cambiamento: si distacca dalla sua famiglia e dalla sua vita di prima. Si pone nella piena disponibilità alla Parola di Dio a cui dedicherà la vita. Mettersi al servizio della Parola di Dio vuol dire essere obbedienti e pronti e non ritrarsi da nessun sacrificio.

 Seconda Lettura:  Gal 5,1.13-18.

Il cristiano è un uomo libero. Non lo impaccia nessun gioco, che non sia quello dell’amore. Ormai – lo ricorda Paolo ai Gàlati – la legge di Mosè con le sua imposizioni non conta più. Né la con dotta dev’essere asservita agli impulsi  ai desideri dell’uomo vecchio, quello non ancora redento dalla grazia di Cristo. La guida deve essere lo Spirito Santo, e l’unico comando che riassume tutta le legge  è quello dello Spirito. E’ possibile amare il prossimo proprio perché ci è dato il dono dello Spirito. Non senza ironia San Paolo scrive: « Se vi  mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri ». Allora come adesso anche nella Chiesa  è facile trovare la contesa, il risentimento , l’aggressività. Se tutto questo ha come sua causa « il desiderio della carne », allora non si  è liberi ma schiavi.

Vangelo : Lc 9,  51-62

Un primo ammonimento che ci viene dal Vangelo è la mitezza, la pazienza, che non si sostituisce a Dio giudicando e condannando. Invocare il fuoico e la consumazione è spontaneo, ma non è secondo lo spirito di Cristo. Del resto non siamo tutti quanti oggetto dell’infinita pazienza di Dio? Un altro insegnamento è la prontezza, la decisività con cui bisogna seguire Gesù e diventare suoi discepoli. E’ facile lasciarsi condizionare e sorprendere dalla nostalgia  dei vari generi di legami. D’altra parte non si deve essere impulsivi  nel seguire il Signore: è una via difficile,  di disagio, di povertà, di stenti. Bisogna  che sia ben forte il vincolo  che unisce  a lui e la passione di annunziare il Regno di Dio.

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