24 AGOSTO- XXI DOMENICA del Tempo Ordinario.

Professione di fede di Pietro:Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.

Nel giorno del Signore, il Padre celeste ci invita in santa assemblea, per celebrare il« sacrificio di Cristo », con cui il Signore Gesù ci ha riscattati e redenti dal peccato, versando il suo sangue prezioso per una nuova e definitiva alleanza. Così, innestati in Cristo attraverso il battesimo, siamo diventati «creature  nuove», santificati dalla grazia e della vita divina che Dio ci ha dato,  «pietre vive » per costruire il tempio santo di Dio, di cui Gesù è la pietra angolare e, illuminati dallo Spirito Santo, che inabita in noi, abbiamo acquistato, per dono gratuito di Dio, la libertà dei figli, per cui possiamo pregarlo: « Abbà, Padre !».

A  questo grande dono della misericordia di Dio dobbiamo corrispondere aderendo come Cristo alla volontà del Padre celeste, rispondendo al suo amore attraverso l’osservanza filiale dei suoi comandamenti, sentendoli non come un gravame impraticabile ma come una luce che illumina i nostri passi, una via che ci guida alla ricerca del vero bene e ci conduce alla alla meta della vita eterna nella comunione trinitaria.

Prima Lettura: Is 22,19-23.

Il Signore ci chiede di essere fedeli al suo amore, per realizzare continuamente  quel cammino di santità a cui chiama ogni uomo. Il profeta Isaia in questa lettura ci presenta l’atteggiamento di Dio che rigetta Sebna, maggiordomo del palazzo , che resosi infedele al compito a cui Dio lo aveva chiamato, gli viene tolta la «  chiave del potere », e data a Eliakìm. Questi sarebbe stato rivestito della tunica, della cintura e avrebbe agito da padre per gli abitanti di Gerusalemme e di Giuda, nessuno avrebbe potuto chiudere ciò che egli apriva o aprire ciò che avrebbe chiuso: sarebbe stato « su un trono di gloria per la casa di suo padre ».

Seconda Lettura: Rm 11,33-36.

San Paolo, pieno di meraviglia, esalta la profondità, la sapienza e la conoscenza di Dio, perché il progetto salvifico di Dio, le sue scelte, le sue vie sono inaccessibili e  insondabili i suoi giudizi. Forse che possiamo conoscere  il pensiero del Signore, si domanda Paolo?  O possiamo dargli qualche consiglio o qualche suggerimento per istruirlo, recita un Salmo? O qualcuno gli ha dato per primo qualcosa per poterne ricevere il contraccambio? All’uomo e, soprattutto, a colui che è chiamato a vivere come il suo Figlio Gesù è chiesto solo di adeguarsi alla sua santa volontà e, per quanto ci si possa impegnare a risolvere i problemi quotidiani, abbandonarsi, umili e fiduciosi, alla sua bontà di Padre, sicuri che, poiché da  lui, per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose, egli viene in soccorso a colui che gli è fedele, e nel giorno in cui lo invoca, recita il salmo di questa liturgia odierna, egli  risponde.  Il Signore, continua il salmo, nella sua grandezza guarda verso l’umile e il superbo lo riconosce da lontano. Per questo allora più che indagare sugli imperscrutabili disegni di Dio, poniamoci in atteggiamento di ringraziamento per tutto ciò che gli compie per le sue creature e per i  suoi figli.

Vangelo: Mt 16, 13-20.

Anche a noi oggi Gesù, chiede: « Chi sono io per voi? E per te? ». Forse ricordiamo quello che ci ha trasmesso l’istruzione cristiana da bambini, ma, esistenzialmente, quale posto Egli occupa nella nostra vita?  Certo è che non possiamo avere ognuno una opinione diversa, accettando di lui alcune cose e tralasciandone molte altre, specie la sua prerogativa principale che è quella di essersi dichiarato apertamente Figlio di Dio, uguale al Padre, perché chi vede lui vede il Padre che lo ha mandato, dice Gesù agli apostoli. Su questa identità divina di Gesù è in ballo la nostra fede, perché se è Dio, si esige che lo seguiamo imitandolo, continuando a realizzare le opere che egli ha compiuto a favore degli uomini, avendo detto agli apostoli che ne « avrebbero fatto di più grandi ».

Gesù chiede ai suoi discepoli che cosa dica la gente di lui. Essi, richiamandosi all’Antico Testamento, rispondono dicendo che alcuni lo ritengono Giovanni il Battista, altri Elia o Geremia o un qualunque profeta. Ma poiché tutte le risposte date dagli apostoli sono insufficienti e riduttive perché non  colgono la sua  vera ed unica identità,  Gesù chiede loro: « E voi chi dite che io sia?». Essi sono preceduti da Pietro che, al di là di tutte le apparenze e opinioni della gente o di coloro che lo avversavano, esclama: « Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente ! ».

Gesù lo loda, dichiarandolo beato, perché non ha dato ascolto  alla carne  né al sangue, né alle opinioni o alle ragioni degli uomini, per i quali è difficile poter comprendere l’identità di un Dio crocifisso,  ma ha accolto la rivelazione che il Padre gli ha fatto sulla sua identità. Per questa fede professata, cambiandogli il nome da figlio di Giona in Pietro, gli affida il compito e il ministero di guidare insieme agli altri apostoli  la Chiesa, gli affida le chiavi del regno dei cieli, con cui può legare e sciogliere  e di confermare come « pietra sicura » nella fede i suoi fratelli.

Questo  ministero  di  servizio, che continua ad essere esercitato da colui che succede nella sede della Chiesa di Roma, non è un potere che blocca e deprime, ma un dovere di servizio per l’unità della fede e nella carità della Chiesa tutta, come testimonianza da rendere davanti agli uomini, perché si formi quell’unica Comunità di fede per  la quale Gesù ha pregato nell’ ultima Cena.

Accogliendo, nella nostra piccolezza l’identità divina di Gesù, non vuol dire rinunziare alle nostre potenzialità  conoscitive umane, donateci da Dio, per affidarci solo alla fede dei semplici, ma accogliere il dono della grazia che ci fa superare le nostre umane capacità conoscitive, per aprirci alle realtà divine.

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 20 Agosto 2014 22:46)