26 Ottobre – XXX Domenica del Tempo Ordinario.

L’amore per Dio e l’amore per il prossimo.

Nell’ Eucaristia, banchetto eucaristico, con la fede noi crediamo che Cristo Gesù, nel pane e nel vino, si  rende presente con il Corpo e Sangue, perché  l’effusione da parte del Padre dello Spirito Santo invocato e le parole di Gesù ci danno fondamento e assicurazione che nei segni eucaristici egli ci ha dato tutto se stesso realmente, Corpo, Sangue, anima e divinità. e non solo significativamente.

Gesù, sacerdote, che si dà come cibo e si offre sacrificando la sua vita per noi, ci manifesta la tenerezza dell’amore del Padre e il dono gratuito dell’amore che dobbiamo, a nostra volta, vivere secondo lo spirito del Signore.

Nell’Eucaristia, ancora, possiamo con la fede sperimentare la misericordia del Padre che, nel suo Figlio Gesù, ci dona il perdono, ci riaccoglie con il figlio  e alimenta così la nostra vita divina. Se non viviamo con questa fede, la celebrazione domenicale sarebbe per noi senza efficacia e monotona, fatta di soli nostri gesti, e non attingeremmo al dono che il Padre celeste ci fa: quello di essere trasformati nel suo Figlio.

Nella Colletta iniziale di questa domenica chiediamo al Padre celeste, egli che  « fa tutto per amore  ed è la più sicura difesa dei deboli e dei poveri», che ci dia un « cuore libero  dagli idoli per servire lui solo e amare i fratelli », secondo lo Spirito di Gesù. Nella concretezza deve essere amato Dio, allontanandoci dai vari idoli che ci forgiamo lungo la nostra vita per servire solo lui, e il prossimo a cui, come ci dice il libro dell’Esodo, nella prima lettura, dobbiamo manifestare l’amore con azioni concrete, con scelte e predilezioni che siano espressioni di fraternità e di condivisione.

Prima Lettura: Es 22,20-26.

Il Signore al suo popolo chiede di avere verso il forestiero, la vedova, l’orfano, l’ indigente atteggiamenti ispirati alla pietà e all’ aiuto verso il prossimo, verso cui non bisogna esercitare né oppressione di vario genere o ridurre in schiavitù qualcuno, essendo tutti forestieri in questo mondo, né usura, imponendo interessi per un prestito o  trattenere pegni, come il mantello di un povero, poiché esso è l’unica coperta che usa per coprirsi la notte. Il Signore  ascolta ogni grido che queste persone rivolgono a Lui. Bontà, attenzione verso i più deboli, guardarsi dallo sfruttare i più poveri e diseredati, non approfittando di essi e della loro indigenza, difendere la loro dignità violata, denunciando ogni forma di criminalità,   è ciò che Dio desidera dal suo popolo e dai suoi figli.

Seconda Lettura: 1 Ts 1,5-10.

San Paolo chiede ai Tessalonicesi di imitarlo così come si è comportato lui tra loro, secondo il su esempio e quello del Signore, avendo ascoltato e accolto la Parola, pur tra tante prove, e con la gioia dello Spirito Santo sono diventati  modello per i credenti della Macedonia  e dell’Acaia.

Essi, così, convertendosi, hanno cambiato la loro vita, credendo in Dio e alla sua Parola, servendolo e nutrendo la speranza di incontrare il Signore risorto. Accogliere la Parola di Dio con gioia anche in mezzo alle tribolazioni ed  esserne testimoni gioiosi non è sempre facile; allontanarsi dai tanti idoli che ci andiamo costruendo (divertimenti ossessivi, attività e hobbies di vario genere…) per servire il Dio vivo e vero è certamente segno di una vera conversione al Signore.

Vangelo: Mt 22, 34-40.

Gesù, rispondendo ai farisei, dottori della legge mosaica,  che gli chiedono quale è il più grande comandamento, risponde : « “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”» e vi aggiunge un secondo comandamento uguale al primo: « “ Amerai il prossimo tuo come te stesso” ». L’amore, dunque, per Gesù è la sintesi della Scrittura e tutta la legge e i profeti sono compendiati nell’ amore. L’amore a Dio, innanzitutto, e l’amore al prossimo sono come due binari su cui dobbiamo far muovere tutta la nostra vita. Dall’amore a Dio, se lo si vive veramente, deriva l’amore al prossimo, includendo ogni rapporto di amore e benevolenza non solo a livello coniugale, familiare  e parentale, ma anche a livello sociale, aprendo il nostro cuore verso tutti, vicini e lontani, manifestando loro una carità concreta che si dimostra attraverso opere di fraternità e di aiuto. Gesù per primo ha realizzato questa duplice direzione dell’amore e nella croce vi è l’espressione più alta del suo amore al Padre, di cui ha compiuto fino in fondo la volontà realizzando il progetto di salvezza dell’uomo, e agli uomini, avendo messo tutta la sua vita come dono per la loro salvezza e redenzione.

Nel realizzare da parte del cristiano l’esempio mirabile di Gesù, egli umanizza mirabilmente se stesso. Un unico amore viene realizzato sia che sia rivolto a Dio sia che sia rivolto al prossimo. San Vincenzo de’ Paoli era solito  dire che "sospendere la preghiera che si sta facendo per soccorrere il prossimo è ugual-

mente servire Dio". Se l’amore è pur un comandamento, un precetto morale deve essere accolto e vissuto liberamente, perché l’uomo, credente o meno, lo avverte nella profondità del suo essere e, praticandolo, realizza autenticamente la sua umanità. Il comandamento a Dio e al prossimo è nuovo, come lo ha dato Gesù ai suoi discepoli, se lo si vive alla maniera di Gesù,  animati dallo Spirito del Padre e del Figlio.