5  SETTEMBRE – XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.

APRI, SIGNORE, LE  ORECCHIE E IL CUORE PER ASCOLTARE

E ACCOGLIERE LA TUA PAROLA.

Nella celebrazione della Messa ci accostiamo a due mense: « quella della Parola di Dio » e « quella del pane della vita ». Entrambi questi doni sono lui stesso. E’ Cristo la Parola, la sapienza che è diffusa nella Scritture e soprattutto nel Vangelo, che con il suo insegnamento, ci guida e illumina nella vita quotidiana, per una continua ricerca della volontà di Dio Padre, così come è il pane della vita, datoci in cibo. In segno di riconoscenza a Dio per questi doni, noi celebriamo nella Messa il nostro ringraziamento e la nostra lode con la preghiera. Come figli lodiamo, adoriamo ed esprimiamo la pietà dei « figli adottivi, resi partecipi della vita divina, destinati alla vita eterna ed eredi  del regno di Dio, pur nella nostra povertà  e piccolezza ». Tutto questo lo condividiamo con i fratelli, con cui siamo uniti dalla stessa sorte secondo quando ci ha insegnato Gesù con il comandamento dell’amore fraterno.

Nella preghiera iniziale ci rivolgiamo a Dio dicendo: « O Padre che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, dona coraggio agli smarriti di cuore, perché conoscano il tuo amore  e  cantino  con noi le tue meraviglie che tu hai compiuto ».

Prima Lettura: Is 35, 4-7.

Il profeta Isaia, in nome di  Dio, ricordando l’opera del Messia, si rivolge agli smarriti di cuore esortandoli ad avere coraggio e non temere, perché il Signore viene a salvarli e dare la ricompensa. Egli aprirà gli occhi dei ciechi, schiuderà gli orecchi ai sordi; farà saltare lo zoppo come un cervo e la lingua del muto farà gridare; nel deserto scorreranno acque e nella steppa torrenti; la terra e il suolo avranno sorgenti d’acqua.

Anche davanti alle situazioni difficili, come quella dell’esilio in Babilonia, non si dovrà  disperare, perché il Signore libererà gli oppressi e  darà realtà superiori e  appaganti.

Seconda Lettura: Gc 2,1-5.

San Giacomo esorta coloro a cui scrive a non mescolare la fede nel Signore con favoritismi personali, evitando, nelle loro riunioni, di fare discriminazioni tra un ricco lussuosamente vestito e un povero con vestito logoro; o di far sedere il ricco in un posto più onorevole e il povero in disparte e in piedi. Questi comportamenti discriminatori  rendono i discepoli del Signore giudici dai giudizi perversi. Dio ha scelto, conclude San Giacomo, i poveri agli occhi del  mondo, che ricchi nella fede e nell’amore per lui, erediteranno il Regno promesso.

Dio non ha usato preferenze, scegliendo i ricchi e rigettando i poveri. E’ sempre presente nella nostra vita la tentazione di favoritismi, allontanando quelli che non hanno prestigio e non sanno farsi valere. Quello che conta è la ricchezza della fede ed essere eredi del Regno dei cieli, di cui godranno coloro che amano Dio. La fede e l’amore devono essere il nostro vero tesoro.

Vangelo: Mc 7,31-37.

Gesù, in questo brano del Vangelo di oggi, ci esorta ad avere, per un fratello che avesse commesso un colpa contro di noi,  un rapporto di fraterna ed individuale ammonizione, guadagnando così il fratello se egli ascolterà. Se non dovesse ascoltare,  bisogna allora davanti a due o tre testimoni risolvere la cosa. Se poi non dovesse ascoltare neanche loro, è un dovere di tutta la comunità  assolvere al fraterno ammonimento per  recuperare il fratello.

Per questo Gesù dà agli apostoli,  il mandato e il potere di legare e sciogliere  e di comporre le questioni tra cristiani, perché tutto quello che essi scioglieranno sulla terra, sarà sciolto nei cieli. Se i cristiani si accorderanno per chiedere a Dio, Padre celeste, qualcosa sarà loro accordata, perché dove sono due o tre riuniti nel suo nome egli è in mezzo a loro.

Correggere fraternamente un fratello è un dovere, purché venga fatto con discrezione e carità, senza la presunzione di voler condannare. Qualora ci fosse ostinatezza nel fratello, allora tutta quanta la comunità è chiamata a compiere il gesto di correzione o di ammonimento, per evitare che il male contagi altri. Tutta la Chiesa, rappresentata da Pietro, gli apostoli e dai loro successori,  compie ciò in forza del potere di  legare e sciogliere datole dal Signore. La Chiesa è posta, quindi, come sacramento di riconciliazione del peccatore e come segno di condanna dell’ostinazione nel peccato.