27 FEBBRAIO – VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Se, partecipando all’ Eucaristia, comprendessimo la profondità della grazia e del dono che Dio Padre ci fa nel suo Figlio capiremmo quale grande amore ha Dio per noi, la sua provvidenza, la sua misericordia. In essa non riceviamo un simbolo ma la realtà del Corpo e Sangue del Figlio di Dio, che si rende presente per la potenza dello Spirito Santo. Questo convito è l’inizio della comunione con Dio. Vissuto nella speranza di partecipare alla perfetta comunione con lui nella vita eterna, è un pegno della gloria futura. Questa commensalità , questa « alleanza nuova ed eterna » dà ai cristiani di dedicarsi non solo alla lode e al ringraziamento a Dio per le meraviglie operate per gli uomini, ma anche dedicarsi al servizio dei fratelli.

Nella preghiera dell’Eucaristia ci rivolgiamo a Dio dicendo: « Dio nostro Padre, che hai inviato nel mondo la Parola di verità, risana i nostri cuori divisi, perché dalla nostra bocca non escano parole malvagie ma parole di carità e di sapienza ».

Prima lettura: Sir 27,4-7

Il libro del Siràcide, nel suo complesso, esprime la sapienza non solo umana, che l’esperienza ha codificato, ma anche quella che è ispirata da Dio, così come credono coloro che accolgono la Sacra Bibbia come ispirata. Il nostro parlare riflette lo spirito e i sentimenti che ci sono in noi, per cui, come il ceramista mette alla prova con il fuoco i vasi di creta che ha modellato, così « il modo di ragionare è banco di prova per un uomo ». Come il frutto dimostra la natura dell’albero « così la parola rivela i pensieri del cuore ».

 

Seconda lettura: 1 Cor 15,54-58

San Paolo, scrivendo ai Corinzi,  ricorda loro e a noi che dobbiamo rendere grazie a Dio perché  nel nostro corpo, nativamente corruttibili e mortali, siamo chiamati a rivestirci dell’incorruttibilità e dell’immortalità. Infatti, come dice la Scrittura, poiché : «  La morte è stata inghiottita nella vittoria » del Cristo risorto, essa non può vantarsi della sua vittoria sul nostro corpo, perché ha perso il suo pungiglione « che è il peccato e la forza del peccato è la Legge ». Così  Paolo ci esorta a « rimanere saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’ opera del Signore, sapendo che la nostra fatica non è vana nel Signore ».

La Pasqua di Cristo è la vittoria, anche per noi, sulla morte:  questo ci dà la certezza di fede che, aldilà della morte, siamo chiamati alla risurrezione. E se anche  sperimentiamo il peccato, finché siamo nel corpo, non dobbiamo farci prendere dalla stanchezza e dallo scoraggiamento, né dobbiamo  rimandare a fare il bene, che dobbiamo realizzare come discepoli di Cristo.

Anche quando sperimentiamo la morte nelle vicende della vita umana, siamo chiamati a rinnovare la nostra speranza nella risurrezione, per cui la morte non deve prostraci nella disperazione: Cristo unisce alla sua vittoria i nostri cari che ci lasciano, così come sarà anche per noi.

Vangelo: Lc 6, 39-45

Gesù, attraverso semplici parabole, come quella che oggi il Vangelo ci fa ascoltare: « Può forse un cieco guidare un altro cieco?  Non cadranno tutti e due in un fosso ?» ci insegna ad imparare da lui che è il Maestro, ad essere ben preparati come lui. Così ci dice che se vogliamo togliere la pagliuzza che notiamo nell’ occhio di un fratello, mentre non  ci accorgiamo della trave che è nel nostro, dobbiamo prima togliere la nostra trave per vederci bene e poi possiamo aiutare il fratello a togliersi la pagliuzza dal suo.

Ancora. Come non vi è un albero buono che produca frutti cattivi, né vi è un albero cattivo che possa produrre frutti buoni, così ogni albero si conosce dai suoi frutti, per cui ogni uomo, se buono o cattivo,  può riconoscersi dalle sue opere, perché « L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda ».

Non possiamo essere maestri quando si tratta di correggere gli altri o giudici inflessibili sul prossimo e sui loro difetti, mentre non ci accorgiamo di quelli che abbiamo in noi. Dobbiamo innanzitutto preoccuparci della nostra perfezione, vedere le nostre colpe. Ci costa molto riformare la nostra vita, mentre  preferiamo migliorare la vita di chi ci sta intorno. Iniziare da noi a cambiare vita sarebbe un buon motivo per vivere più in pace nei nostri ambienti di vita, per essere più comprensivi, più facili al perdono, ecc.

Così non saremmo guide cieche degli altri, ma guide luminose: preoccupati a togliere il male dal nostro cuore potremo agire con saggezza e con bontà nell’ aiutare i fratelli a migliorarsi nella loro vita.

APPUNTAMENTI   QUARESIMALI

MERCOLEDI’    2 MARZO : ore  19.00 SACRA  CELEBRAZIONE   DELLE  CENERI

Nota bene:

-      Il giorno delle Ceneri è un giorno di digiuno e di astinenza dalla  carne, mentre tutti Venerdì di

Quaresima sono giorni di astinenza. Al digiuno si è moralmente obbligati dal 18° al 60° anno di

età e alle solite condizioni. L’astinenza dal 14° anno in poi; ma è bene abituare anche i bambini ad

astenersi dal mangiare la carne. Si è dispensati da entrambe le pratiche per motivi di salute e per

gravi necessità.

-      Tutti i Venerdì sarà celebrato il Pio esercizio della Via Crucis in parrocchia, alle ore  19.00,

dopo la Celebrazione della Santa Messa.

-      Anche per questo tempo di Quaresima sarà a disposizione il sussidio per meditare ogni giorno

la Parola di Dio.

Altre attività da vivere in questo tempo quaresimale saranno rese note lungo questo periodo.