6 MARZO – PRIMA  DOMENICA  DI  QUARESIMA.(C)

GESÙ, VINCENDO LE TENTAZIONI DI SATANA, HA VINTO PER NOI

La Quaresima, come segno sacramentale della nostra conversione, ci impegna  a vivere i giorni e i riti che celebriamo,  rivedendo la nostra esistenza e ogni gesto di essa, alla luce del Vangelo e dell’esempio del Signore. In questo tempo favorevole, in maniera particolare per la nostra salvezza, la Parola di Dio ci chiama a confrontarci con essa e, riconoscendo le situazione della vita poco conformi ad essa, ci invita a convertirci, a cambiare  atteggiamenti e comportamenti, ad accostarci alla  misericordia di Dio per attingervi, sinceramente pentiti, il suo perdono.

La Chiesa, forte della presenza dello Spirito Santo, come disse Gesù agli apostoli: « Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi », invita, quindi, in maniera particolare, i suoi figli, a vivere intensamente il cammino di conversione e di rinnovamento della vita, guardando al mistero pasquale di morte e di risurrezione del Signore Gesù.  Il Padre celeste, infatti:« per   riconciliare a sé in mondo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando agli apostoli la parola della riconciliazione … a Colui che non aveva conosciuto peccato,  l’ha fatto peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare giustizia di Dio »( 2Cor 5,19-21).

Nella Colletta di questa prima Domenica preghiamo dicendo: « Signore misericordioso, che sempre ascolti la preghiera del tuo popolo, tendi verso di noi la tua mano, perché, nutriti con il pane della Parola e fortificati dallo Spirito, vinciamo le seduzioni del maligno ».

Prima Lettura: Dt 26, 4-10.

Il brano del Deuteronomio  propone alla nostra contemplazione la preghiera che l’israelita faceva deponendo sull’ altare, per le mani del sacerdote, la  cesta con i doni da offrire al Signore,  ricordando la vicenda di Abramo che, aramèo errante, era sceso in Egitto da forestiero, era diventato una nazione numerosa, grande e forte; come ivi  maltrattati, umiliati e sottoposti a dura schiavitù i suoi padri avevano gridato al Signore, che aveva ascoltato la loro voce e visto la loro umiliazione, miseria e oppressione; come li aveva fatti uscire con mano potente e braccio teso dall’ Egitto con segni e prodigi, conducendoli lungo il deserto alla terra promessa che aveva giurato di dare.   Questa preghiera era in  ringraziamento per  i frutti della terra, che il Signore gli aveva  dato, prostrandosi davanti a lui, suo Dio. La cesta delle primizie era  ancora un segno di ringraziamento riconoscente per la liberazione dalla schiavitù, da una vita errabonda, e per averlo accompagnato, con i segni della sua potenza e del suo amore, durante il deserto fino alla terra promessa.

Seconda Lettura: Rm 10,8-11.

San Paolo ai Romani ripete quello che dice Mosè, che, cioè, la Parola è vicina all’ uomo credente, sulla sua bocca e nel suo cuore, cosi come la parola della fede che egli predica. Se dunque il cristiano proclama con la bocca che “ Gesù è il Signore” e “con il cuore crede che Dio lo ha risuscitato dai morti ”, allora, sarà salvo. Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca, facendo la professione di fede, per ottenere la salvezza. Chi crede nel Signore non resta deluso e tutti, davanti all’ unico Signore ricco verso tutti quelli che  invocano il suo nome, possono ottenere la salvezza.

Si è salvati per la fede che nutriamo nella  morte e risurrezione del Signore, credendo fermamente in lui e aderendo ai suoi misteri pasquali. Credendo veramente nel Signore non si resta delusi: quella che Cristo offre è una salvezza offerta a tutti, senza distinzione di razza ed è elargita con larghezza.

Vangelo: Lc 4,1-13.

Gesù, dopo il battesimo e pieno di Spirito Santo, per quaranta giorni nel deserto, digiunando e pregando, si prepara alla missione. Non mangiò nulla  e alla fine ebbe fame. Fu  tentato dal diavolo che vuole persuaderlo a cambiare la pietra in pane per sfamarsi, essendo il Figlio di Dio. Ma Gesù gli rispose: « Sta scritto: “ Non di solo pane vivrà l’uomo”». Inoltre, avendolo condotto in alto e avendogli mostrato in un istante tutti i regni della terra, lo tentò dicendogli di dargli tutto se prostrato lo avrebbe adorato. E Gesù rispose: « Sta scritto: “ Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto” ». Portato infine a Gerusalemme, sul punto più alto del tempio gli disse: « Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti: “ Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché  essi ti custodiscano”; e anche: “ Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra” ».Ma Gesù gli rispose: « E’ stato detto: “ Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Esaurita così ogni tentazione il diavolo si allontanò da lui.

Le prove e le tentazioni, che il Padre permette al suo Figlio, non sono in contrasto al disegno di Dio su di lui. Il Signore, forte del suo Spirito, non cede alle tentazioni, a differenza di quanto era avvenuto ad Israele. Alimentato dalla Parola di Dio Gesù non si lascia incantare , né ingannare da tutte le lusinghe del diavolo, ma ribatte alle parole del diavolo tratte dalle Scritture, con altrettanta fedeltà alla Scrittura. Così seguirà la via della croce, della ignominia per dire  il  « sì » dell’adorazione del Padre. E infine non mette alla prova la potenza di Dio, che lo avrebbe dovuto soccorrere perché suo Figlio, con uno spettacolare e facile  miracolo: Gesù accetterà di morire sulla croce e non essere graziato e miracolato. Le tentazioni e la vittoria di Cristo diventano così per noi il paradigma di quello in cui anche noi possiamo trovarci nella nostra vita quotidiana: interessarci solo di cose terrene, affamati come siamo di esse,  e dimenticare di nutrirci del cibo della Parola di Dio e dell’Eucaristia, con cui avere la forza di camminare nel deserto dell’esistenza; prostrarci davanti a tanti idoli, per i quali impieghiamo tempo e risorse e vita, dimenticando di adorare l’unico e vero Dio; evitando di inseguire la gloria, il successo, il potere per i nostri interessi e non per un servizio da rendere ai fratelli, come ha fatto il Signore, che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita per la salvezza di tutti. Come lui, seguendo il suo esempio, con la forza dello Spirito, anche noi possiamo conseguire, in questo combattimento spirituale, la  vittoria contro le insidie del maligno, come quella definitiva  conseguita da Cristo sulla croce.