13 NOVEMBRE – XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.

Partecipando all’Eucaristia, in cui offriamo il Corpo e Sangue di Cristo, chiediamo a Dio la grazia di servirlo fedelmente con impegno costante. Alla fine della nostra vita potremo allora sentire le parole che, nella parabola del servo fedele del Vangelo, il padrone dice al servo : « Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore ». Dall’Eucaristia, nelle  vicende della vita, siano esse liete o tristi, riceviamo la forza di essere operosi nella carità, pazienti nelle avversità, perché attraverso esse ci prepariamo  il « frutto di un’eternità beata ».

Così ravviviamo nell’incontro con il Signore la speranza di conseguire la vita eterna.

Nella preghiera della colletta ci rivolgiamo al Signore dicendo:« O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni  l’umanità nel tempio vivo del tuo Figlio, donaci di tenere salda la speranza del tuo regno, perché perseverando nella fede possiamo gustare la pienezza della vita ».

Prima Lettura: Ml 3,19-20.

Nella visione profetica di Malachia viene preannunziato e paragonato il «giorno rovente » della fine  come un forno. Coloro che sono superbi  e coloro che commettono ingiustizia, essendo come paglia, bruceranno e non la-sceranno « né radice né germoglio ». Per coloro che  invece hanno timore del nome del Signore « sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia ». Nel giorno della venuta del Signore, che viene a giudicare,  gli ingiusti, come paglia, nella loro inutilità, riceveranno il castigo degli ingiusti, mentre per i giusti e i santi, che hanno amato e venerato il nome del Signore,  sarà giorno di gioia e di vita eterna in lui.

Seconda Lettura: 2 Ts 3,7-12.

Scrivendo ai Tessalonicesi, l’apostolo Paolo, che in mezzo a loro non è stato ozioso, né ha mangiato  gratuitamente il loro pane,  ma ha lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso, pur avendone il diritto di essere sostenuto per il suo ministero, li esorta a guardare a lui come modello di comportamento da imitare.  Avendo sentito che  alcuni tra loro vivevano in maniera disordinata, senza far nulla e in continua agitazione, ricorda  che, mentre era tra loro, aveva dato come regola:  « chi non vuol lavorare,  neppure mangi » e, esortando costoro nel Signore Gesù, ordina loro di vivere in tranquillità per guadagnarsi il pane. Poiché alcuni tessalonicesi, pensando  che la venuta del Signore fosse imminente, si erano dati a vivere da sfaccendati e alle spalle degli altri, Paolo li esorta a non agitarsi inutilmente e a lavorare: infatti l’attesa cristiana della venuta del Signore non è pigrizia e dissipazione, ma impegno ad attivarsi e ad assolvere ai propri doveri serenamente.

Vangelo: Lc 21,5-19.Gesù, prendendo lo spunto dai discorsi che sentiva fare sul tempio, ornato di belle e preziose pietre e dei doni, a coloro che lo ascoltano, profetizzando, dice: « Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta ». Poiché  gli  chiedono riguardo al tempo e al segno in cui questo avverrà, Gesù raccomanda  di non lasciarsi ingannare, perché molti, nel suo nome,  diranno: « Il tempo è vicino» e di non andare dietro a loro. Esorta, inoltre,  a non terrorizzarsi quando si sentirà parlare di guerre e rivoluzioni, che dovranno avvenire, perché non sarà subito la fine. Ricordando ancora altri eventi, come il sollevarsi di nazione contro nazione, di regno contro  regno, di terremoti, carestie, pestilenze, fatti terrificanti e segni grandiosi nel cielo, Gesù dice: «  Prima  di tutto questo metteranno le mani su di voi  e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alla prigioni,  trascinandovi davanti ai re e ai governatori, a causa del suo nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque bene in mente di non  preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché i vostri avversari non potranno resistere né controbattere ».  E, preannunziando che saranno traditi persino dai genitori, fratelli, parenti, amici, che alcuni di loro saranno uccisi e  saranno anche odiati da tutti a causa del suo nome, li rassicura promettendo che nessun capello del loro capo andrà perduto. Con la loro perseveranza avrebbero salvato la loro vita. La vita dei discepoli, dunque, nel testimoniare la fede e l’amore per il loro Signore, non sarà facile per tutto quello che Gesù preannunzia. Ma essi, fortificati con l’assistenza, la forza e la presenza dello Spirito del Signore nella loro vita, potranno perseverare ed essere così salvi, in mezzo agli eventi, anche disastrosi, di cui sarà intessuta la storia del mondo e degli uomini. La distruzione di Gerusalemme che avverrà ad opera dell’imperatore romano Tito nel 70 d. C. prima  e in seguito da Adriano, prefigurerebbe  lo sfacelo e gli sconvolgimenti che sarebbero accaduti nel mondo.