28  MAGGIO – SOLENNITÀ di  PENTECOSTE.(Anno A).

OGGI È RIVELATO A TUTTI I POPOLI IL MISTERO NASCOSTO NEI SECOLI.

Lo  Spirito vi renderà miei testimoni.

In questa solennità, che porta a compimento il mistero pasquale,  per i credenti e per tutti coloro che lo accolgono, si realizza ciò che Gesù promise nell’ultima Cena, assicurandoci che non ci avrebbe lasciati soli, ma che avrebbe, salito al Padre, inviato Il Consolatore, lo Spirito di verità. Lo Spirito, in questa liturgia, ci invita a vedere l’opera di Dio nel mondo e ci illumina, esorta e ci dà la forza di corrispondere al suo amore, portando ad una maggiore pienezza il cammino di fede. Questo giorno ricorda e attualizza, in ogni tempo e latitudine, la Pentecoste,  il tempo nuovo della Chiesa, che accoglie lo Spirito e i suoi benefici effetti nella sua vita.

La Chiesa, corpo di Cristo, sostenuta dallo Spirito, meritato da Gesù in croce e inviato da lui risorto nel giorno di Pentecoste, cresce e si espande nel mondo. Nella comunità della nuova alleanza, costituita dallo Spirito, è presente il Signore e ad essa possono aggregarsi  tutti i popoli che accolgono l’annunzio della salvezza, realizzando così  il mistero pasquale, come afferma il prefazio: « Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale  e su coloro che hai reso figli di adozione in Cristo tuo Figlio hai effuso lo Spirito Santo ». In ogni sacramento agisce lo Spirito Santo. Lo Spirito inabita  dentro di noi come alito di vita e, con le sue illuminazioni,  ci suggerisce  e dà impulso alle nostre azioni.

Accesi dal fuoco di questo Spirito,  si alimenta in noi la comunione  col Corpo e Sangue del Signore, comunione che si attua nella « carità ardente », di cui parla l’orazione sulle offerte della Messa vespertina della vigilia. Così lo Spirito, rinnovando  il prodigio dell’unità, raccoglie gli uomini dispersi e,  trasformando qualitativamente le nostre azioni, ci fa agire secondo  la volontà di Dio e ci dona la consolazione  nell’intimo, anche nei momenti difficili della testimonianza della fede.

La vita « spirituale » che ha come maestro e come suggeritore lo Spirito Santo, è quella che ci fa vivere da risorti a vita nuova nel tempo e permetterà  di ridestarci, con  i nostri corpi, nella  risurrezione finale. Lasciarsi guidare dallo Spirito del Signore non è cosa eccezionale e, se ci affidiamo a lui, sarà  un fatto semplice e sereno –  pur se straordinario – di ogni giorno.

Ancora. L’evento della Pentecoste è significato nella colletta della Messa:« O Dio , che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra  i doni dello Spirito Santo, e rinnova anche  oggi, nel cuore dei credenti i prodigi che nella tua bontà hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo ». Lo Spirito Santo, che anima la comunità cristiana, porta per mezzo di essa  il Vangelo di Gesù Cristo, ci introduce   nella conoscenza  del suo mistero e lo rende efficace. Lo Spirito, ancora,  ci fa crescere nelle opere di giustizia ,  che  compiamo per  sua ispirazione ed energia, essendo stati da lui rinnovati  nel cuore e  resi giusti. La solennità della Pentecoste, concludendo il lungo e meraviglioso  tempo  pasquale  che ci ha fatto meditare ed approfondire il mistero della morte e risurrezione del Signore, ci introduce nel tempo della Chiesa. Si realizza così in noi, in ogni giorno dell’anno liturgico, con la presenza dello Spirito Santo, il  mistero  di morte e risurrezione del Signore, per cui   conducendo la vita nuova di risorti, diveniamo sempre più   conformi  a Lui.

Prima Lettura: At 2,1-11.

I discepoli, obbedendo al comando di Gesù. hanno atteso lo Spirito Santo promesso, che si manifesta nel segno del fuoco : « apparvero lingue come di fuoco ». e della parola, perché, con la venuta dello Spirito, ha inizio l’evangelizzazione, l'annunzio delle « grandi opere di Dio », che si riassumono nell’avvenimento della morte e della risurrezione di Gesù. Sorprende   che ognuno di coloro che si sono riuniti, dopo aver sentito« All’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, che riempì tutta la casa dove stavano », pur essendo di diverse nazionalità, sentì la gioiosa proclamazione  nella propria lingua nativa del messaggio degli apostoli, pur essendo dei Galilei a parlare. La pretesa degli uomini che tentarono di scalare il cielo nella costruzione della torre di Babele e il castigo della confusione sono vinti con la proclamazione del Vangelo. La fede, annunziata a popoli, lingue, tradizioni diverse, crea l’unità, perché tutti sono chiamati a diventare figli di Dio, come proclama  la liturgia del prefazio: « la confusione che la superbia aveva portato tra gli uomini è ricomposta in unità dallo Spirito Santo ». Siamo, oggi, chiamati a essere cooperatori di unità, ad allontanare ogni atteggiamento che alimenta la discordia e,  se rompiamo il cerchio che ci chiude in noi stessi, sapremo uscire verso gli altri e  creeremo comunione.

Seconda Lettura: 1 Cor 12,3-7.12-13.

San Paolo, in questo brano 1a Corinti, descrive quali sono le funzioni dello Spirito Santo. La prima e fondamentale, è che, sotto la sua azione, nessuno può dire: « Gesù è Signore » , il Figlio di Dio risorto e glorioso, se non sotto l’azione dello Spirito Santo, che  ci disvela l’intimo mistero di Cristo. Dall’unico Spirito poi derivano nella Chiesa i vari carismi e i diversi doni, che, pur essendo diversi come espressione, tutti hanno  la stessa origine, dallo Spirito che li dona e l’identico fine: quello di  edificare la comunità cristiana.  L’apostolo quindi offre alla Chiesa i criteri per riconoscerli in ogni situazione: nessuno li possiede tutti, ma ciascuno ne possiede qualcuno. Il criterio più importante per discernerli è che sono doni dati non perché servano alla nostra vanagloria, ma al « bene comune »: se edificano  e fanno crescere la comunità sono dallo Spirito, come avviene delle diverse membra del corpo, le quali, con le varie funzioni, sono tutte destinate al benessere del corpo; se invece dividono, frazionano, creano partiti e gruppi di pressione, se smembrano la comunità, non sono dallo Spirito. Essi ci vengono dati nel Battesimo dall’identico e unico Spirito. Non  bisogna farsi affascinare troppo dai carismi più evidenti, perché possono esserci carismi grandi e importanti nell’ordinarietà della vita e che spesso vengono sottovalutati.  San Paolo, con le sue considerazioni, ci spinge a collaborare con generosità e con gratuità nella comunità cui apparteniamo, non guardando agli interessi o al ricavo personale come unico scopo del nostro lavoro; a mettere volentieri in comune i doni che Dio ci ha fatto; e a far contenti gli altri. Vari sono allora i modi con cui possiamo vivere la dimensione comunitaria della fede e della esperienza cristiana.

Vangelo: Gv 20,19-23.

Secondo Giovanni la stessa sera di Pasqua Gesù risorto effonde sui discepoli lo Spirito Santo. Ormai Gesù era stato glorificato, e quindi aveva il potere di effondere il Dono di Dio per eccellenza, il « primo Dono » ai credenti.

Questa effusione pasquale dello Spirito sugli apostoli e il racconto della Pentecoste, pur essendo episodi diversi, realizzano la promessa fatta da Gesù nella Cena: di non lasciarli orfani e di inviare lo Spirito. E se l’episodio pasquale, a porte chiese, vuole,  con il dono dello Spirito, far allontanare dagli apostoli la paura e l’incredulità, assicurando loro la presenza costante di Gesù nella loro vita  e in quella della comunità, la Pentecoste, rende presente il Dono per tutti gli uomini, che così potranno essere radunati  da ogni parte del mondo in unità, esprimendo  la molteplicità dei linguaggi con cui sarebbe stato annunciato e testimoniato il Vangelo della salvezza universale, operata da Gesù e attuata, per il ministero della Chiesa,  dallo Spirito del Signore.

Gesù, con il dono della pace pasquale augurata ai discepoli mostrando le sue piaghe, vuole mostrare che la via della passione, assunzione del male che affligge l’uomo, e della risurrezione, sconfitta totale e definitiva di esso, è il percorso che deve essere seguito per conseguire la pace vera, quella che solo lui può dare e non come la dà il mondo.

Augurando per la seconda volta la pace ed effondendo lo Spirito, Gesù vuole   consegnare alla Chiesa il principio per la remissione dei peccati: come conseguenza della sua vittoria sul male; donare la pienezza di ogni benedizione divina e il potere di perdonare i peccati, perché il male, i conflitti e le tribolazioni non possono rendere inefficace la salvezza, che è dono, e nella quale riposa la speranza cristiana.  La Chiesa, quindi, è a servizio dello Spirito per il perdono. Potrà anche non rimettere i peccati quando manchi la conversione del cuore, senza della quale la porta allo Spirito rimane chiusa.

Gesù, soffiando lo Spirito e richiamando l’azione creativa di Dio della Genesi, instaura nei discepoli e nel mondo una nuova creazione, inaugurata dalla sua risurrezione, di cui godono e fanno parte per grazia tutti coloro che credono. Con lo Spirito donato inizia, come continuazione della sua, anche la missione della Chiesa, che si esplica nell’annunzio del perdono di cui ha fatto esperienza. Questa missione inizia con la Pentecoste, nuova effusione dello Spirito, quando gli apostoli parlano varie lingue e tutti i presenti odono e comprendono il messaggio da loro annunziato: messaggio unico  e uguale nei secoli ma esprimibile in modo che possano comprenderlo, perché destinato a tutti, anche se ognuno dovrà sentirselo dire in modo a lui comprensibile. Spetta poi agli evangelizzatori essere creativi ed esprimerlo con modi e formule adeguate ai tempi.

Molti sono i modi con cui possiamo invocare e ricevere lo Spirito del Signore, ma dall’Eucaristia – sacramento del Corpo di Cristo – continua in particolare a esserci dato lo Spirito di Gesù. Nell’orazione dopo la comunione chiederemo:« la partecipazione alla tua mensa, o Padre, ci comunichi il fervore dello Spirito ». Del resto è lo Spirito Santo che rende presente Gesù Cristo nell’Eucaristia.