PARROCCHIA  MARIA SS. DELLA CATENA - LEONFORTE

FESTA  DELLA PATRONA DELLA PARROCCHIA

Sante Messe: ore  07 – 8 – 9 – 12

MESSA SOLENNE : ORE 10.30 - presieduta da Sua Ecc. Mons. GIUSEPPE SCHILLACI.

SOLENNE PROCESSIONE: ORE 17.30

FUOCHI PIROTECNICI  E  SAGRA DELLA  SALSICCIA: ORE 20.30.

8 OTTOBRE – XXVII  Domenica del Tempo Ordinario.

Il Signore si prende cura della sua “vigna”.

Nella preghiera iniziale della Eucaristia di questa domenica ci rivolgiamo al Padre celeste perché « vegli incessantemente sulla Chiesa, che non abbandoni la vigna che egli ha piantato e che la coltivi e la arricchisca di scelti germogli, perché innestata in Cristo » che è la vera vite, cosicché porti abbondanti frutti di vita eterna. Così Dio nella sua misericordia non solo perdona agli uomini le loro colpe ma anche li arricchisce delle sue grazie e dei suoi doni. Dio esaudisce le nostre suppliche al di là di ogni nostro desiderio, di ogni merito e ogni aspettativa. Bisogna, allora, pregare con fede che, pur se piccola, è molto efficace.

Nella preghiera iniziale di questa Eucaristia, preghiamo il Padre celeste, dicendo: « Padre giusto e misericordioso, che non abbandoni mai la tua Chiesa, vigna che la tua destra ha piantato, custodisci e proteggi ogni suo tralcio, perché, innestato in Cristo, vite vera, porti frutti buoni nel tempo e nell’eternità. Per il nostro Signore Gesù Cristo…»

Prima Lettura: Is 5,1-7. Il popolo d’ Israele rappresenta la vigna del Signore. Egli la cura con amore, la protegge, la dissoda e vi pianta viti pregiate, la dota di una torre, di un tino e di  tutto ciò che è necessario perché  possa produrre buon vino. La risposta però a tanto amore da parte del suo popolo è una continua infedeltà all’alleanza, per cui invece della giustizia e della rettitudine crescono in essa « spargimento di sangue e oppressione dei poveri », cioè essa produce acini acerbi. Il Signore si attendeva che producesse uva dopo tutto quello che aveva fatto alla sua vigna. Anche da noi, popolo della nuova alleanza, innestati in Cristo, il Signore si attende frutti abbondanti, perché ci coltiva con la sua parola, che illumina il nostro operare, ci nutre con il Corpo e il Sangue del suo Figlio, ci sostiene con la forza del suo Spirito e ci colma di tutti i beni, doni e carismi, che servono perché possiamo portare molto frutto. Ma  la nostra risposta non è, a volte, come quella di Israele?   Come aveva Dio intenzione di fare con il suo popolo che, cioè,  avrebbe tolto alla sua “vigna” ogni protezione, l’ avrebbe trasformata in pascolo, rendendola  un deserto e luogo selvatico dove vi crescono rovi e pruni, non potrebbe fare lo stesso anche con noi? Il Signore non si aspetta, come era per il popolo d’Israele, anche da noi opere di giustizia e non di oppressione e diseguaglianze, di pace e non di divisioni e guerre fratricide, di benevolenza e non di odio? La storia potrebbe ripetersi anche con noi, per il nostro modo di vivere opulento e infedele in contrasto con l’amore infinito da parte di Dio per noi, poiché, spesso, siamo ingrati e ribelli ai suoi insegnamenti, ai suoi comandamenti?

Seconda Lettura: Fil 4,6-9.

In questo brano, Paolo, con per i Fiippesi, esorta anche noi ad abbandonarci a Dio, senza angustie, angosce o agitazioni, a presentare a lui le nostre suppliche, le nostre richieste e i nostri ringraziamenti con preghiera umile e filiale, fiduciosi che la pace di Dio ci custodirà nell’intimo del cuore e della mente, al di là delle nostre aspettative, nel suo Figlio Gesù. Ma da parte nostra è necessario che ricerchiamo  e sia nei nostri pensieri tutto ciò « che è vero, che è nobile, quello che è giusto, che è puro, quello che è amabile, quelle che è onorato, ciò che è virtù e merita lode » e che le cose che il Signore ci fa conoscere, comprendere e vedere testimoniate da coloro che gli sono fedeli, siano messe in pratica da tutti quelli che vogliono seguirlo nella fedeltà e nell’amore. E’ un programma quello che, oggi, l’apostolo ci propone,  per essere la  « vigna del Signore, che si aspetta frutti abbondanti di fedeltà, di giustizia e di amore ».

Vangelo: Mt 21, 33-43.

Nella parabola della vigna del Vangelo di oggi,  Gesù riprende tutto quello che il profeta Isaia aveva cantato di Dio in riferimento al suo popolo, di come l’aveva curato e amato.  La vigna, cioè Israele, era stata  affidata alla cura di vignaioli, sacerdoti, profeti e suoi inviati,  che però non l’hanno coltivato e nella loro infedeltà, rendendosi indegni dell’elezione divina,  hanno fatto  i loro interessi e non hanno dato i frutti che Dio, padrone della vigna, si attendeva.

Anzi, bastonando  alcuni profeti e uccidendone altri, cioè coloro che Dio mandava, e infine uccidendo il suo stesso Figlio, di cui non hanno avuto riguardo, si sono resi indegni del regno loro promesso, il quale sarebbe stato loro tolto e dato ad un « nuovo popolo che lo farà fruttificare », dice Gesù. Questo popolo nuovo è quello che è costituito nella nuova alleanza che Dio stipula con l’umanità rinnovata dal sacrificio del Cristo e nel suo Sangue.

Quella del rapporto tra Dio e Israele, ma anche tra Dio e i credenti, è una storia di ribellione e di rigetto del progetto di Dio, di cui neanche noi siamo a volte indenni, poiché in questa nuova realtà, dopo essere stati innestati in Cristo, edificati in lui pietra angolare,  ciascuno di noi dovrebbe ma, a volte, non porta effettivamente frutto secondo il desiderio e il volere di Dio.

Ultimo aggiornamento (Domenica 08 Ottobre 2023 11:19)