





ACCOGLIAMO IL SIGNORE CHE VIENE, PER ACCOGLIERCI VICENDEVOLMENTE TRA GLI UOMINI.
7 DICEMBRE - 2a DOMENCA DI AVVENTO. Anno A
Il Natale, che ci apprestiamo a celebrare, è l’attuazione della promessa antica fatta da Dio, dopo il peccato originale, all’uomo: la promessa di un liberatore, nato dalla stirpe della donna che avrebbe vinto il tentatore e ridato in dono la vita divina. Non dobbiamo, allora, ridurre la preparazione che facciamo in questo avvento o la celebrazione del Natale a semplice ricordo, impegnati ad attività solo esteriori, a volte frenetiche, distrattive o peggio mondane e senza una attenta riflessione sul significato che esso ha, per purificare il cuore e accogliere la « sapienza che viene dal cielo », e così immergerci nel mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio che si fa uomo. Ricercare i beni celesti, divini, doni che vengono dall’alto: come pace, accogliendo il Principe della Pace, l’Emanuele, il Dio con noi, il divino che viene a noi per elevarci alla dignità della figliolanza divina, il Giusto che farà germogliare la giustizia di Dio sulla terra.
Nella Colletta preghiamo il Padre celeste dicendo: « O Padre, che hai fatto germogliare sulla terra il Salvatore e su di lui hai posto il tuo Spirito, suscita in noi gli stessi sentimenti di Cristo, perché portiamo frutti di giustizia e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo… ».
Prima Lettura: Is 11,1-10.
Isaia, nel brano che la liturgia oggi ci fa ascoltare, ci preannunzia gli effetti benefici che avrà la terra e gli uomini, con l’avvento di un « virgulto che germoglierà dal tronco di Iesse», su cui si poserà lo Spirito del Signore. Egli si compiacerà del timore del Signore, « non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire: ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della bocca, con il soffio del sue labbra ucciderà l’empio »; la giustizia e la fedeltà saranno attorno ai suoi lombi. Gli uomini, simboleggiati negli animali descritti dal profeta, vivranno in fraternità: il lupo con l’agnello, il leopardo e il capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme, come anche la mucca e l’orsa; il leone ci ciberà di paglia come il bue, il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide. Poiché la conoscenza del Signore riempirà la terra non si agirà più iniquamente né si saccheggerà sul santo monte del Signore. Allora la radice di Iesse si eleverà a vessillo e le nazioni la ricercheranno.
Il Messia che viene preannunziato, ripieno dei doni dello Spirito, porterà la pace e darà anche ai credenti lo stesso Spirito attraverso i sacramenti, perché li riempia dell’amore che elimina dai rapporti umani ogni astio, risentimento e li rende capaci di perdonare.
Seconda Lettura: Rm 15,4-9
Esorta san Paolo i Romani a tenere viva la speranza mediante le virtù della perseveranza e della consolazione, come insegnano le Scritture, affinché il Dio della consolazione e della perseveranza conceda loro di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti di Gesù Cristo, per rendere lode a Dio, padre di Gesù, con « un solo animo e una sola voce rendere gloria a Dio». Conceda, inoltre, che siano accoglienti gli uni verso gli altri come Dio accoglie loro, perché mentre Cristo, divenendo servitore dei circoncisi, ha mostrato la fedeltà di Dio nel compiere le promesse fatte ai padri, così le genti tutte glorifichino Dio per la sua misericordia usata loro, come sta scritto: « Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome ». Così anche noi,uniti nel glorificare Dio con gli stessi sentimenti di Gesù che è venuto nel mondo spinto dall’amore per accoglierci come fratelli, ci porremo al servizio gli uni gli altri.
Vangelo: Mt 3,1-12.
Oggi il Vangelo ci fa giungere la voce di Giovanni il Battista che predicava nel deserto della Giudea chiedendo a chi accorreva di convertirsi perché il regno dei cieli era vicino. Egli era colui che Isaia aveva profetizzato: « Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». Da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona del Giordano, tutti accorrevano a lui, che nel deserto viveva vestito di peli cammello con una cintura di pelle ai fianchi e mangiava cavallette e miele, per farsi battezzare confessando i peccati. Rivolgendosi a farisei e sadducei che, apostrofandoli come “razza di vipere”, credevano di poter sfuggire all’ira imminente di Dio, li invitava a dare frutti di conversione, perché un albero che non porta buoni frutti viene tagliato e bruciato e a non credere di potersi salvare dicendo di avere Abramo per padre, perché Dio avrebbe potuto far sorgere figli ad Abramo anche dalle pietre. Diceva ancora che, se egli battezzava con acqua, veniva uno dopo di lui, più forte, a cui non era degno neppure di portagli in sandali e li avrebbe battezzati in Spirito Santo e fuoco. E come il contadino, che nell’aia pulisce il frumento per conservarlo nel granaio e brucia la paglia con il fuoco, così avrebbe fatto lui con coloro che non accettano di convertirsi. Fare penitenza, come anche a noi dice Giovanni il Battista, inquesto tempo di avvento, significa preparare il nostro cuore ad accogliere colui che è venuto, come “ Agnellodi Dio ”, a togliere i peccati degli uomini e a rinnovare la vita di questa umanità. Questo avviene attraverso un lavacro nuovo, il battesimo che, per l’opera dello Spirito Santo, ci lava dalle colpe e ci rigenera nella grazia e nell’amore di Dio. Davanti al giudizio di Dio non possiamo, certo, misconoscere le nostre colpe. né possiamo sottrarci alla condanna, qualora rifiutassimo di convertirci. Viviamo allora questo nuovo Natale del Signore, rinnovando la nostra vita, i nostri sentimenti e conformandoli a quelli di Cristo Gesù, che vuole nascere nel nostro cuore.
ATTENDIAMO, VIGILANDO, LA MANIFESTAZIONE DEL SIGNORE.
30 NOVEMBRE - 1a DOMENICA D’AVVENTO. Anno A
ATTENDIAMO, VIGILANDO, LA MANIFESTAZIONE DEL SIGNORE.
Nel tempo dell’Avvento ripercorriamo il cammino dell’umanità dalle origini fino a Cristo. Così i cristiani vivono, attraverso i segni sacramentali, l’attesa del Signore.
L’attesa del Signore che viene è segno e sacramento di salvezza.
Con l’Avvento inizia per la Chiesa il nuovo anno liturgico. I cristiano riprendono a meditare i misteri, i gesti della vita del Signore, dall’attesa alla nascita, alla vita pubblica, alla passione, morte e risurrezione e al tempo della Chiesa dalla Pentecoste alla fine dei tempi (Parusia).
Questi misteri del Signore non sono lontani nel tempo, sepolti nel passato. Quello che il Signore ha compiuto, il suo valore, la grazia della salvezza rimane ancora. Nella ce- lebrazione liturgica dei misteri del Signore deve crescere in noi la nostra conformità a Cristo, Signore del tempo, il quale non tramonta e, soprattutto nel sacramento dell’Eucaristia, celebrata di domenica in domenica, vi attingiamo la grazia della salvez- za per vivere secondo il progetto che il Padre ha realizzato per mezzo del suo Figlio.
L’Avvento è il tempo dell’attesa del Signore che viene nel Natale, per cui dobbiamo prepararci spiritualmente alla sua venuta. Riascoltando le parole dei profeti, che ci preannunziano questa venuta, riviviamo la speranza dei giusti; la fede di coloro che hanno accolto l’invito del Battista a preparare il cuore ad accogliere colui che sarebbe stato più grande di lui, di cui era precursore; ci uniamo a Maria e Giuseppe. Come loro, anche noi siamo chiamati da Dio Padre ad accogliere il suo Figlio, mandato, nel suo immenso amore per gli uomini, a redimerci da peccato e a renderci suoi figli donandoci con la grazia la vita divina: bisogna, allora, liberare i nostri cuori dagli ostacoli che si frappongono alla sua venuta.
Il Signore, nato umile e povero a Betlemme, viene in noi continuamente tutte le volte che apriamo il nostro cuore al suo amore, alla sua Parola, ai suoi gesti sacramentali. Ma in questo tempo dell’Avvento rendiamoci più attenti, vigilanti, per non lasciar passare invano questo tempo in cui il Signore bussa alla porta dei nostri cuori e ci invita a rimanere con lui. Nella preghiera più intensa, vigile e attenta saremo più pronti ad accogliere il Signore, che viene e ci offre la sua amicizia.
In queste prime domeniche, la liturgia ancora ci fa ripensare alla venuta di Gesù come giudice, che varrà alla fine dei tempi quando la storia sarà conclusa, il cammino della Chiesa giungerà alla meta e la speranza del premio eterno cesserà. Ma poiché per ognuno di noi l’incontro con Cristo avviene nel momento della nostra morte, viviamo in questo nostro tempo non praticando scelte sbagliate. Scuotiamoci dal nostro torpore, accogliamo l’invito dell’Apostolo Paolo a svegliarci dal sonno, a riprendere il cammino di fedeltà, con le lampade della fede, della speranza e della carità accese e con il vivo desiderio di incontrarlo, così da non farci sorprendere impreparati.
La Chiesa, Sposa di Gesù, attende il suo Sposo. In questo cammino non possiamo dissiparci, dimenticare Cristo che vuole continuare a rinascere in noi con i suoi sentimenti, i suoi comportamenti, mentre lo ricordiamo nell’avvenimento della sua nascita storica tra noi. Dobbiamo allora riprendere a vivere nella fedeltà a lui e attenderlo nella preghiera, nella speranza, attraverso opere compiute nella vera giustizia divina, nella carità e fraternità, così come la Parola di Dio ci ripropone.
Nella preghiera iniziale della Colletta preghiamo dicendo: « O Dio, nostro Pa- dre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo… ».
« O Dio , che per radunare tutti i popoli nel tuo regno hai mandato il tuo Figlio nella carne, donaci uno spirito vigilante, perché, camminando sulle tue vie di pace, possiamo andare incontro al Signore quando verrà nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te… ». (Anno A)
Prima Lettura: Is 2,1-5-
Il profeta Isaia, nella visione profetica che ricevette su Gerusalemme, dice che alla «Fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti ». Molti popoli vorranno salire al monte del Signore, « al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri », riconoscendo che da Sion sarebbe uscita la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Il Signore farà da giudice e da arbitro fra i popoli e questi, spezzando le spade, ne faranno aratri e con le lance falci; né le nazioni si alzeranno più a combattersi tra loro e non impareranno più l’arte della guerra: cammineranno a luce del Signore. Tutti saranno, secondo questa visione profetica, chiamati ad accostarsi non certo alla Gerusalemme terrena ma, - come dice Gesù - ad un nuovo tempio, che sarà costruito su di lui, come “pietra angolare” , secondo l’espressione di san Pietro. Tutti saranno invitati ad andare verso di lui, da cui sorgerà una nuova umanità, e in cui non ci saranno più discordie ma si collaborerà nella pace.
Seconda Lettura: Rm 13,11-14.
San Paolo scrive ai Romani e li esorta a svegliarsi dal sonno, nella consapevolezza che ormai la salvezza è più vicina di quando si è diventati credenti. E paragonando la prossima manifestazione del Signore come “ il giorno ” e la sua attesa come “ notte avanzata ”, li invita a gettare via « Le opere delle tenebre » e ad indossare « le armi della luce », a comportarsi «onestamente come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie ». In una parola a rivestirsi dei sentimenti e dei comportamenti del Signore Gesù Cristo. Tutti siamo esortati in questo Avvento, nell’attesa di incontrare il Signore, in maniera sacramentale, nel prossimo Natale, ad uscire dal sonno della nostra pigrizia, del peccato e a camminare nella luce del Signore, che la liturgia osanna come “Sole che sorge dall’oriente a diradare le tenebre del male”. Nel Natale dobbiamo rinnovare il nostro cuore, rivestirci dei sentimenti del Signore.
Vangelo: Mt 24,37-44.
Gesù, ricordando i giorni di Noè, in cui gli uomini, nei giorni precedenti il diluvio, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito ed essi, fino a quando egli entrò nell’arca, non si accorsero di nulla e il diluvio li inghiottì tutti, così sarà anche, - dice - alla venuta del Figlio dell’uomo. Nelmomen- to in cui questa avverrà, tra due uomini che sono nel campo uno sarà preso e l’altro lasciato; tra due donne che macinano alla mola una sarà presa e l’altra lasciata. Allora, esorta Gesù, bisogna vegliare perché non si sa in quale giorno il Signore verrà. Bisogna essere pronti e vigilanti, allora, per la venuta del Figlio dell’Uomo, come un padrone di casa che se sa in quale ora della notte viene il ladro non si lascia scassinare la casa, perché non viene preso di sorpresa. Non sapendo quando avviene il nostro incontro con il Signore, alla fine della nostra esistenza terrena, è necessario essere pronti e vigilanti, per cui non temeremo di incontrarlo.
AVVISI PARROCCHIALI
Oggi 29 NOVEMBRE INIZIA LA NOVENA DELL’IMMACOLATA
ORE 18.00 – Santa Messa e Coroncina.
Nelle settimane prossime di questo Avvento, per 4 incontri, nelle famiglie dei quartieri, si terranno delle riflessioni della MISSIONE DIOCESANA. (L’organizzazione è affidata a qualcuno di una famiglia disponibile. Per orari, giorni e famiglie, ogni gruppo si organizzi secondo le proprie disponibilità. Le schede di riflessione verranno recapitate alle famiglie da chi fa questo servizio di animazione).
ATTENDIAMO, VIGILANDO, LA MANIFESTAZIONE DEL SIGNORE.
30 NOVEMBRE - 1a DOMENICA D’AVVENTO. Anno A
ATTENDIAMO, VIGILANDO, LA MANIFESTAZIONE DEL SIGNORE.
Nel tempo dell’Avvento ripercorriamo il cammino dell’umanità dalle origini fino a Cristo. Così i cristiani vivono, attraverso i segni sacramentali, l’attesa del Signore.
L’attesa del Signore che viene è segno e sacramento di salvezza.
Con l’Avvento inizia per la Chiesa il nuovo anno liturgico. I cristiano riprendono a meditare i misteri, i gesti della vita del Signore, dall’attesa alla nascita, alla vita pubblica, alla passione, morte e risurrezione e al tempo della Chiesa dalla Pentecoste alla fine dei tempi (Parusia).
Questi misteri del Signore non sono lontani nel tempo, sepolti nel passato. Quello che il Signore ha compiuto, il suo valore, la grazia della salvezza rimane ancora. Nella ce- lebrazione liturgica dei misteri del Signore deve crescere in noi la nostra conformità a Cristo, Signore del tempo, il quale non tramonta e, soprattutto nel sacramento dell’Eucaristia, celebrata di domenica in domenica, vi attingiamo la grazia della salvez- za per vivere secondo il progetto che il Padre ha realizzato per mezzo del suo Figlio.
L’Avvento è il tempo dell’attesa del Signore che viene nel Natale, per cui dobbiamo prepararci spiritualmente alla sua venuta. Riascoltando le parole dei profeti, che ci preannunziano questa venuta, riviviamo la speranza dei giusti; la fede di coloro che hanno accolto l’invito del Battista a preparare il cuore ad accogliere colui che sarebbe stato più grande di lui, di cui era precursore; ci uniamo a Maria e Giuseppe. Come loro, anche noi siamo chiamati da Dio Padre ad accogliere il suo Figlio, mandato, nel suo immenso amore per gli uomini, a redimerci da peccato e a renderci suoi figli donandoci con la grazia la vita divina: bisogna, allora, liberare i nostri cuori dagli ostacoli che si frappongono alla sua venuta.
Il Signore, nato umile e povero a Betlemme, viene in noi continuamente tutte le volte che apriamo il nostro cuore al suo amore, alla sua Parola, ai suoi gesti sacramentali. Ma in questo tempo dell’Avvento rendiamoci più attenti, vigilanti, per non lasciar passare invano questo tempo in cui il Signore bussa alla porta dei nostri cuori e ci invita a rimanere con lui. Nella preghiera più intensa, vigile e attenta saremo più pronti ad accogliere il Signore, che viene e ci offre la sua amicizia.
In queste prime domeniche, la liturgia ancora ci fa ripensare alla venuta di Gesù come giudice, che varrà alla fine dei tempi quando la storia sarà conclusa, il cammino della Chiesa giungerà alla meta e la speranza del premio eterno cesserà. Ma poiché per ognuno di noi l’incontro con Cristo avviene nel momento della nostra morte, viviamo in questo nostro tempo non praticando scelte sbagliate. Scuotiamoci dal nostro torpore, accogliamo l’invito dell’Apostolo Paolo a svegliarci dal sonno, a riprendere il cammino di fedeltà, con le lampade della fede, della speranza e della carità accese e con il vivo desiderio di incontrarlo, così da non farci sorprendere impreparati.
La Chiesa, Sposa di Gesù, attende il suo Sposo. In questo cammino non possiamo dissiparci, dimenticare Cristo che vuole continuare a rinascere in noi con i suoi sentimenti, i suoi comportamenti, mentre lo ricordiamo nell’avvenimento della sua nascita storica tra noi. Dobbiamo allora riprendere a vivere nella fedeltà a lui e attenderlo nella preghiera, nella speranza, attraverso opere compiute nella vera giustizia divina, nella carità e fraternità, così come la Parola di Dio ci ripropone.
Nella preghiera iniziale della Colletta preghiamo dicendo: « O Dio, nostro Pa- dre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo… ».
« O Dio , che per radunare tutti i popoli nel tuo regno hai mandato il tuo Figlio nella carne, donaci uno spirito vigilante, perché, camminando sulle tue vie di pace, possiamo andare incontro al Signore quando verrà nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te… ». (Anno A)
Prima Lettura: Is 2,1-5-
Il profeta Isaia, nella visione profetica che ricevette su Gerusalemme, dice che alla «Fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti ». Molti popoli vorranno salire al monte del Signore, « al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri », riconoscendo che da Sion sarebbe uscita la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Il Signore farà da giudice e da arbitro fra i popoli e questi, spezzando le spade, ne faranno aratri e con le lance falci; né le nazioni si alzeranno più a combattersi tra loro e non impareranno più l’arte della guerra: cammineranno a luce del Signore. Tutti saranno, secondo questa visione profetica, chiamati ad accostarsi non certo alla Gerusalemme terrena ma, - come dice Gesù - ad un nuovo tempio, che sarà costruito su di lui, come “pietra angolare” , secondo l’espressione di san Pietro. Tutti saranno invitati ad andare verso di lui, da cui sorgerà una nuova umanità, e in cui non ci saranno più discordie ma si collaborerà nella pace.
Seconda Lettura: Rm 13,11-14.
San Paolo scrive ai Romani e li esorta a svegliarsi dal sonno, nella consapevolezza che ormai la salvezza è più vicina di quando si è diventati credenti. E paragonando la prossima manifestazione del Signore come “ il giorno ” e la sua attesa come “ notte avanzata ”, li invita a gettare via « Le opere delle tenebre » e ad indossare « le armi della luce », a comportarsi «onestamente come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie ». In una parola a rivestirsi dei sentimenti e dei comportamenti del Signore Gesù Cristo. Tutti siamo esortati in questo Avvento, nell’attesa di incontrare il Signore, in maniera sacramentale, nel prossimo Natale, ad uscire dal sonno della nostra pigrizia, del peccato e a camminare nella luce del Signore, che la liturgia osanna come “Sole che sorge dall’oriente a diradare le tenebre del male”. Nel Natale dobbiamo rinnovare il nostro cuore, rivestirci dei sentimenti del Signore.
Vangelo: Mt 24,37-44.
Gesù, ricordando i giorni di Noè, in cui gli uomini, nei giorni precedenti il diluvio, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito ed essi, fino a quando egli entrò nell’arca, non si accorsero di nulla e il diluvio li inghiottì tutti, così sarà anche, - dice - alla venuta del Figlio dell’uomo. Nelmomen- to in cui questa avverrà, tra due uomini che sono nel campo uno sarà preso e l’altro lasciato; tra due donne che macinano alla mola una sarà presa e l’altra lasciata. Allora, esorta Gesù, bisogna vegliare perché non si sa in quale giorno il Signore verrà. Bisogna essere pronti e vigilanti, allora, per la venuta del Figlio dell’Uomo, come un padrone di casa che se sa in quale ora della notte viene il ladro non si lascia scassinare la casa, perché non viene preso di sorpresa. Non sapendo quando avviene il nostro incontro con il Signore, alla fine della nostra esistenza terrena, è necessario essere pronti e vigilanti, per cui non temeremo di incontrarlo.
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Oggi 29 NOVEMBRE INIZIA LA NOVENA DELL’IMMACOLATA
ORE 18.00 – Santa Messa e Coroncina.
Nelle settimane prossime di questo Avvento, per 4 incontri, nelle famiglie dei quartieri, si terranno delle riflessioni della MISSIONE DIOCESANA. (L’organizzazione è affidata a qualcuno di una famiglia disponibile. Per orari, giorni e famiglie, ogni gruppo si organizzi secondo le proprie disponibilità. Le schede di riflessione verranno recapitate alle famiglie da chi fa questo servizio di animazione).
ATTENDIAMO, VIGILANDO, LA MANIFESTAZIONE DEL SIGNORE.
30 NOVEMBRE - 1a DOMENICA D’AVVENTO. Anno A
ATTENDIAMO, VIGILANDO, LA MANIFESTAZIONE DEL SIGNORE.
Nel tempo dell’Avvento ripercorriamo il cammino dell’umanità dalle origini fino a Cristo. Così i cristiani vivono, attraverso i segni sacramentali, l’attesa del Signore.
L’attesa del Signore che viene è segno e sacramento di salvezza.
Con l’Avvento inizia per la Chiesa il nuovo anno liturgico. I cristiano riprendono a meditare i misteri, i gesti della vita del Signore, dall’attesa alla nascita, alla vita pubblica, alla passione, morte e risurrezione e al tempo della Chiesa dalla Pentecoste alla fine dei tempi (Parusia).
Questi misteri del Signore non sono lontani nel tempo, sepolti nel passato. Quello che il Signore ha compiuto, il suo valore, la grazia della salvezza rimane ancora. Nella ce- lebrazione liturgica dei misteri del Signore deve crescere in noi la nostra conformità a Cristo, Signore del tempo, il quale non tramonta e, soprattutto nel sacramento dell’Eucaristia, celebrata di domenica in domenica, vi attingiamo la grazia della salvez- za per vivere secondo il progetto che il Padre ha realizzato per mezzo del suo Figlio.
L’Avvento è il tempo dell’attesa del Signore che viene nel Natale, per cui dobbiamo prepararci spiritualmente alla sua venuta. Riascoltando le parole dei profeti, che ci preannunziano questa venuta, riviviamo la speranza dei giusti; la fede di coloro che hanno accolto l’invito del Battista a preparare il cuore ad accogliere colui che sarebbe stato più grande di lui, di cui era precursore; ci uniamo a Maria e Giuseppe. Come loro, anche noi siamo chiamati da Dio Padre ad accogliere il suo Figlio, mandato, nel suo immenso amore per gli uomini, a redimerci da peccato e a renderci suoi figli donandoci con la grazia la vita divina: bisogna, allora, liberare i nostri cuori dagli ostacoli che si frappongono alla sua venuta.
Il Signore, nato umile e povero a Betlemme, viene in noi continuamente tutte le volte che apriamo il nostro cuore al suo amore, alla sua Parola, ai suoi gesti sacramentali. Ma in questo tempo dell’Avvento rendiamoci più attenti, vigilanti, per non lasciar passare invano questo tempo in cui il Signore bussa alla porta dei nostri cuori e ci invita a rimanere con lui. Nella preghiera più intensa, vigile e attenta saremo più pronti ad accogliere il Signore, che viene e ci offre la sua amicizia.
In queste prime domeniche, la liturgia ancora ci fa ripensare alla venuta di Gesù come giudice, che varrà alla fine dei tempi quando la storia sarà conclusa, il cammino della Chiesa giungerà alla meta e la speranza del premio eterno cesserà. Ma poiché per ognuno di noi l’incontro con Cristo avviene nel momento della nostra morte, viviamo in questo nostro tempo non praticando scelte sbagliate. Scuotiamoci dal nostro torpore, accogliamo l’invito dell’Apostolo Paolo a svegliarci dal sonno, a riprendere il cammino di fedeltà, con le lampade della fede, della speranza e della carità accese e con il vivo desiderio di incontrarlo, così da non farci sorprendere impreparati.
La Chiesa, Sposa di Gesù, attende il suo Sposo. In questo cammino non possiamo dissiparci, dimenticare Cristo che vuole continuare a rinascere in noi con i suoi sentimenti, i suoi comportamenti, mentre lo ricordiamo nell’avvenimento della sua nascita storica tra noi. Dobbiamo allora riprendere a vivere nella fedeltà a lui e attenderlo nella preghiera, nella speranza, attraverso opere compiute nella vera giustizia divina, nella carità e fraternità, così come la Parola di Dio ci ripropone.
Nella preghiera iniziale della Colletta preghiamo dicendo: « O Dio, nostro Pa- dre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo… ».
« O Dio , che per radunare tutti i popoli nel tuo regno hai mandato il tuo Figlio nella carne, donaci uno spirito vigilante, perché, camminando sulle tue vie di pace, possiamo andare incontro al Signore quando verrà nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te… ». (Anno A)
Prima Lettura: Is 2,1-5-
Il profeta Isaia, nella visione profetica che ricevette su Gerusalemme, dice che alla «Fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti ». Molti popoli vorranno salire al monte del Signore, « al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri », riconoscendo che da Sion sarebbe uscita la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Il Signore farà da giudice e da arbitro fra i popoli e questi, spezzando le spade, ne faranno aratri e con le lance falci; né le nazioni si alzeranno più a combattersi tra loro e non impareranno più l’arte della guerra: cammineranno a luce del Signore. Tutti saranno, secondo questa visione profetica, chiamati ad accostarsi non certo alla Gerusalemme terrena ma, - come dice Gesù - ad un nuovo tempio, che sarà costruito su di lui, come “pietra angolare” , secondo l’espressione di san Pietro. Tutti saranno invitati ad andare verso di lui, da cui sorgerà una nuova umanità, e in cui non ci saranno più discordie ma si collaborerà nella pace.
Seconda Lettura: Rm 13,11-14.
San Paolo scrive ai Romani e li esorta a svegliarsi dal sonno, nella consapevolezza che ormai la salvezza è più vicina di quando si è diventati credenti. E paragonando la prossima manifestazione del Signore come “ il giorno ” e la sua attesa come “ notte avanzata ”, li invita a gettare via « Le opere delle tenebre » e ad indossare « le armi della luce », a comportarsi «onestamente come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie ». In una parola a rivestirsi dei sentimenti e dei comportamenti del Signore Gesù Cristo. Tutti siamo esortati in questo Avvento, nell’attesa di incontrare il Signore, in maniera sacramentale, nel prossimo Natale, ad uscire dal sonno della nostra pigrizia, del peccato e a camminare nella luce del Signore, che la liturgia osanna come “Sole che sorge dall’oriente a diradare le tenebre del male”. Nel Natale dobbiamo rinnovare il nostro cuore, rivestirci dei sentimenti del Signore.
Vangelo: Mt 24,37-44.
Gesù, ricordando i giorni di Noè, in cui gli uomini, nei giorni precedenti il diluvio, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito ed essi, fino a quando egli entrò nell’arca, non si accorsero di nulla e il diluvio li inghiottì tutti, così sarà anche, - dice - alla venuta del Figlio dell’uomo. Nelmomen- to in cui questa avverrà, tra due uomini che sono nel campo uno sarà preso e l’altro lasciato; tra due donne che macinano alla mola una sarà presa e l’altra lasciata. Allora, esorta Gesù, bisogna vegliare perché non si sa in quale giorno il Signore verrà. Bisogna essere pronti e vigilanti, allora, per la venuta del Figlio dell’Uomo, come un padrone di casa che se sa in quale ora della notte viene il ladro non si lascia scassinare la casa, perché non viene preso di sorpresa. Non sapendo quando avviene il nostro incontro con il Signore, alla fine della nostra esistenza terrena, è necessario essere pronti e vigilanti, per cui non temeremo di incontrarlo.
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Nelle settimane prossime di questo Avvento, per 4 incontri, nelle famiglie dei quartieri, si terranno delle riflessioni della MISSIONE DIOCESANA. (L’organizzazione è affidata a qualcuno di una famiglia disponibile. Per orari, giorni e famiglie, ogni gruppo si organizzi secondo le proprie disponibilità. Le schede di riflessione verranno recapitate alle famiglie da chi fa questo servizio di animazione).








